Aumentano i senza tetto in Italia
11 dicembre 2015
La fotografia dell'Istat e l'esperienza dell'Esercito della Salvezza a Roma
L'Istat, insieme al Ministero delle Politiche Sociali e altri organismi, ha realizzato e pubblicato ieri un'indagine sul numero delle persone senza fissa dimora in Italia. La ricerca stima in 50.724 le persone senza dimora, in aumento rispetto a una rilevazione precedente del 2011, che riportava 47.600 senza tetto. L'Esercito della Salvezza è impegnato in diverse attività sociali che riguardano l'aiuto a questo mondo nascosto: «nel territorio romano, per esempio, abbiamo un centro che ospita circa 250 persone: una parte sono coloro che troviamo per la strada, altri invece hanno una piccola fonte di reddito e riescono a pagarsi una stanza, ovviamente a prezzi popolari – dice Massimo Cosentino, il Sergente Maggiore salutista – ma il grosso del lavoro è fatto direttamente sulla strada, portiamo pasti caldi, vestiario, coperte. Oppure offriamo anche piccoli trasporti, visite negli ospedali, e tutto quello che riguarda l'amore fraterno con queste persone».
Cosa pensa dei numeri che riporta l'Istat?
«Sono impressionanti, sembra una piccola città. Sicuramente, però, le persone senza tetto sono molte di più: i comuni messi sotto osservazione sono 158 sui più di 8 mila. L'anno scorso, con l'Università Bocconi di Milano abbiamo fatto un censimento in una notte, solo nella zona di Roma: ne abbiamo individuati più di 1800. Anche questo numero era al di sotto della realtà poiché non entrammo nelle roulotte, che ospitano fino a 8-10 persone, ma facemmo una media. Le nostre strutture di accoglienza a Roma hanno ospitato più di 8 mila persone solo l'anno scorso. Quello che noi prepariamo non basta più. Insomma, i numeri sono notevolmente maggiori. Considerate anche che tra i numerosi migranti arrivati nel nostro paese, molti di loro restano sulle strade, soprattutto a Milano e Roma».
Quali persone incontrate nel lavoro sulle strade?
«L'80% dei senza tetto che incontriamo sono stranieri: il restante, italiani, solitamente in situazioni di grave povertà: persone anziane, senza residenza o senza pensione. Alla stazione Ostiense curiamo molti migranti che non vogliono farsi registrare nemmeno negli ospedali, per poter proseguire il cammino verso il ricongiungimento familiare».
La “questione casa”, emergenziale in molte città, come influisce sul fenomeno?
«Le persone che occupano alloggi sono tantissime, dovessimo fare un censimento anche di questo, davvero non saprei a quali numeri ci troveremmo davanti: sicuramente impressionanti. Vicino alla stazione Termini c'è uno stabile abbandonato, dove la polizia ha fatto irruzione qualche settimana fa. All'interno vivevano circa 500 eritrei e somali. Figuriamoci con tutti gli edifici abbandonati che ci sono a Roma. Le case popolari sono pochissime e di conseguenza sono pochi quelli che hanno la fortuna di avere un alloggio».