Il posto sull'autobus
01 dicembre 2015
Dopo 60 anni, il gesto coraggioso di Rosa Parks resta un esempio da seguire
Il 1° dicembre di sessant'anni fa, a Montgomery, in Alabama, una donna afroamericana si rifiuta di cedere il posto sull'autobus a un bianco. Aveva male alle gambe, tutto il giorno in piedi per il suo lavoro di sarta. Viene arrestata con l'accusa di aver violato le leggi sulla segregazione razziale. Si chiama Rosa Parks: il suo gesto coraggioso è la scintilla che accende il movimento per i diritti civili negli Stati Uniti. Si scatenano le proteste, i leader della comunità afroamericana, guidati da Martin Luther King, un pastore battista, si riuniscono per decidere le azioni da intraprendere. Comincia subito il boicottaggio dei mezzi pubblici di Montgomery, che dura ben 382 giorni: dozzine di pullman sono costretti a star fermi e il boicottaggio si estende rapidamente in altre parti del paese. Nel 1956 il caso della signora Parks arriva alla Corte Suprema che decreta, all'unanimità, incostituzionale la discriminazione sugli autobus pubblici dell'Alabama.
Rosa diventa un'icona del movimento per i diritti civili. Martin Luther King, parlando di questo episodio dirà che esso è «l'espressione individuale di una bramosia infinita di dignità umana e di libertà… Rosa rimase seduta a quel posto in nome dei soprusi accumulati giorno dopo giorno e della sconfinata aspirazione delle generazioni future».
Queste generazioni vivono oggi una condizione certamente migliore, hanno conquistato il diritto di voto, di accesso alle università e a varie cariche amministrative, hanno addirittura visto eleggere un presidente nero. Ma ci sono anche segni preoccupanti, come il poliziotto Ferguson che spara a Mike Brown che ha rubato una scatola di sigari, l'esclusione di studentesse nere a un party per Halloween, lo sciopero della squadra di football nel Missouri, le polemiche sul presidente Wilson (togliere le sua effige perché era razzista) o sui libri scolastici che usano toni offensivi verso gli afro-americani. Qualcuno dice che, nonostante i progressi, l'odio razziale è ancora là dove l'aveva lasciato Rosa. Di più: nasce e cresce anche nei paesi che lo ignoravano, come il nostro. E non basta invocare il dialogo...