La via per uscire dalla miseria
24 novembre 2015
Un giorno una parola – commento a Salmo 14, 3
Tutti si sono sviati, tutti sono corrotti, non c’è nessuno che faccia il bene, neppure uno
(Salmo 14, 3)
Liberaci dal maligno
(Matteo 6, 13)
Nessuno può dire che la Bibbia sia un libro che tratta temi fuori dal nostro mondo. Mi sembra di aprire il giornale quando leggo: Tutti si sono sviati, tutti sono corrotti, non c’è nessuno che faccia il bene, neppure uno (Salmo 14, 3). Mi domando, quasi automaticamente: dove? Di chi si parla? Quale scandalo è stato scoperto questa volta? Ma la Bibbia non parla solo degli altri, di quella gente corrotta che non fa del bene, parla di noi, di me. Ho sempre trovato molto liberante che la Bibbia non parta dal presupposto che noi esseri umani siamo buoni per natura, anzi. Dopo il racconto del diluvio è Dio stesso ad ammettere: «Il cuore dell’uomo concepisce disegni malvagi fin dall’adolescenza» (Genesi 8, 21c) e comunque dona l’arcobaleno come segno della sua misericordia verso noi esseri umani malvagi.
Nel Catechismo di Heidelberg all’8a domanda, si chiede: «Siamo dunque corrotti a tal punto da essere del tutto incapaci di alcun bene, e inclini a ogni male?». E la risposta: «Sì». Forse questo è il primo passo per uscire dalla miseria: riconoscere come siamo noi esseri umani, riconoscere come sono io, sviata, corrotta, incapace di compiere alcun bene.
Il Catechismo di Heidelberg aggiunge ancora qualcosa nella sua risposta. Sì siamo corrotti e incapaci di alcun bene, «a meno che nasciamo di nuovo mediante lo Spirito Santo». Questa è la via per uscire dalla miseria, che Dio cambi qualcosa in noi. John Wesley ha chiamato questo processo «santificazione». È l’idea che io - che mi scopro corrotto e malvagio - non devo rimanere come sono, ma posso ricevere da Dio una nuova forma, per diventare più simile a lui o, come direbbe Wesley, un po’ più santo.
In questa prospettiva possiamo anche pregare insieme con Gesù: Liberaci dal maligno (Matteo 6, 13).