Chiamati al servizio
12 novembre 2015
Un giorno una parola – commento a Ezechiele 34, 2
Guai ai pastori d’Israele che non hanno fatto altro che pascere se stessi! Non è forse il gregge quello che i pastori devono pascere?
(Ezechiele 34, 2)
Se abbiamo dono di ministero, attendiamo al ministero
(Romani 12, 7)
Occuparsi del proprio gregge è interesse del pastore, che da un gregge ben curato ottiene buona lana, buon latte e buona carne, vale a dire sostentamento e guadagno.
La Bibbia parla spesso del pastore e del gregge. Lo fa però non per sottolineare l’interesse del pastore, ma la sua la cura amorevole per il gregge. Così il rapporto pastore - gregge nell’Antico Testamento diventa una parabola, e il Signore viene invocato come il Pastore di Israele (Salmo 80, 1).
Nel versetto che ci è proposto oggi, i pastori di cui si parla sono ovviamente i capi del popolo: le «autorità» civili, politiche e religiose che dovrebbero avere a cuore il benessere di coloro ai quali sono preposti. Dovrebbero… ma non se ne danno per inteso; e lungi dallo svolgere come un servizio il compito loro affidato, approfittano del loro potere per pascere se stessi.
Ne conosciamo anche noi, pastori di questo genere. Anche troppi. E che il loro modo di fare non sia nuovo, ma ricalchi quello dei tempi di Ezechiele (e non solo!), non ci consola affatto.
Ci consola invece sapere che Dio non chiude gli occhi su tali comportamenti, e presenterà prima o poi il conto ai responsabili.
Si fa un po’ fatica a capire perché il Lezionario associ all’invettiva di Ezechiele l’avvertimento: Se abbiamo dono di ministero, attendiamo al ministero, che Paolo rivolge a quanti Dio ha affidato il compito di annunciare la Parola nella chiesa (Rom 12, 7); ma non dimentichiamo che anche i pastori corrono il rischio di prestare più attenzione al proprio prestigio che al servizio (il “ministero”) al quale sono chiamati. Non a caso Gesù ha parlato di sé come del buon pastore che ama le sue pecore fino a dare la sua vita per loro (Giov 10, 14-15). Lo stesso discorso si può fare alla chiesa nel suo insieme nei confronti del mondo, al quale essa deve annunciare Gesù, evitando di celebrare se stessa.