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Franco Di Maria: «Divali per l’Induismo è il trionfo della luce sulle tenebre»

La festa è importante e nel mondo si accenderanno migliaia di luci, candele e lanterne, proprio per ribadire simbolicamente il trionfo della luce e dunque della verità, su quello tenebre. Abbiamo rivolto alcune domande al presidente dell’Unione induista italiana, l’avvocato Franco Di Maria Jayendranatha. Domani a Roma l'incontro «Cosmocity – Migrazioni, religioni e città interculturali».

Di Maria, anche quest’anno si celebra l’importante appuntamento del Divali, la festa delle luci.

«Il Divali è la festa principale e ufficiale dell’Unione induista italiana, pubblicata ai sensi dell’Intesa con lo Stato italiano anche sulla Gazzetta Ufficiale. La festa delle luci, questa la traduzione, coinvolge non solamente la nostra comunità induista italiana ma ovviamente tutte le comunità induiste del mondo. Quest’anno, come già avvenuto l’anno passato, l’Unione induista italiana ha deciso di festeggiare il Divali con un incontro istituzionale che si terrà al Senato della Repubblica mercoledì 11 novembre, insieme alle autorità politiche, istituzionali, culturali e religiose del nostro paese. Il tema scelto è: “Il ruolo delle religioni per una rinnovata coscienza ambientale – Sfide etiche per il futuro”. Dopo il tramonto, da noi in Europa, e nel mondo al calar del sole, si accenderanno migliaia di candele e lanterne per simboleggiare e ribadire il trionfo della luce su quello delle tenebre. Il trionfo della verità. Nelle comunità induiste italiane ci saranno momenti di taglio diverso, da quello prettamente spirituale ad altri più istituzionali o interreligiosi. A Milano è stato previsto un incontro importante con tutti gli hindu residenti in Lombardia che vorranno prendervi parte».

Oltre al vostro appuntamento ufficiale al Senato anche La sapienza – Università di Roma, ospiterà un incontro il 10 novembre e al quale voi parteciperete : «Cosmocity – Migrazioni, religioni e città interculturali».

«Le celebrazione del Divali è certamente un’occasione importante per promuovere il dialogo interreligioso. Induisti, Buddhisti, Ebrei, Cristiani, Musulmani, Sikh, Bahà’ì ed appartenenti ad altre comunità religiose e movimenti spirituali, si ritroveranno concluso in convegno, dopo il tramonto del 10 Novembre, nel centro di Roma ognuno con una lampada da adagiare su foglie di mais che sarà abbandonata alla corrente del Tevere, illuminato da candele o lanterne. Per l’Unione induista italiana ci sarà la nostra Nanja Deva».

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Perché avete deciso di dedicare l’incontro al Senato al tema ambientale?

«L’ambiente è centrale per l’Induismo. Basti pensare al concetto di Dharma che implica non solamente i concetti di legge e di ordine ma, a pari merito, anche al concetto di interrelazione tra tutti gli esseri umani con il cosmo stesso, un concetto universale. Quella che oggi viene comunemente chiamata ecologia, fa parte del Dna dell’induismo. Nulla può accadere nell’angolo più remoto dell’Universo senza che qualcosa si ripercuota anche da noi e, per converso, nulla può accadere qui e ora, senza che qualcosa si ripercuota nell’angolo più remoto dell’Universo. Il rispetto della natura e della vita è un assoluto costitutivo dell’induismo».

L’Unione induista italiana ha siglato l’Intesa con lo Stato italiano, lei ricordava.

«L’Intesa è stata firmata nel dicembre del 2012, sono passati ormai più di due anni, per poi entrare in vigore nel marzo del 2013. Ancora non abbiamo ricevuto riscontri né ufficiali, né ufficiosi, sull’ammontare dell’Otto per mille. Con l’Intesa sono certamente aumentati i nostri impegni istituzionali e i nostri doveri di comunità, ma anche i nostri diritti. Raggiungere l’Intesa è stato un passo significativo, dopo tanti anni di trattative, un evento che oggi reputiamo molto importante».

A proposito di gettito Irpef, lei che cosa ci può dire rispetto alla contestazione che la Corte dei Conti, proprio in questi ultimi giorni ha voluto ribadire rispetto alla questione Otto per mille?

«A fronte di alcune osservazioni corrette, ve ne sono altre che non condivido. In particolare quando la Corte dei Conti afferma e soprattutto insiste sul fatto che sarebbero soltanto gli optanti a scegliere per i non optanti. Personalmente ho già ribadito e detto più volte e così ho fatto in occasione della seduta plenaria della Corte – come riportato negli atti – che la non scelta, di fatto è una scelta. Dunque sostenere che la non scelta derivi dall’ignoranza è del tutto apodittico. Non c’è nessuna riprova di quest’affermazione. Sostenere che da oltre vent’anni il cittadino italiano non possegga le informazioni necessarie su ciò che può o non può fare in materia di destinazione del proprio Otto per mille è a mio avviso singolare. “L’ignoranza della legge, non scusa”, si diceva un tempo. Ritengo valga anche oggi».

Foto: Ufficio Stampa Unione Induista Italiana

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