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La preghiera fiduciosa

Un giorno una parola – commento a Salmo 31, 5

Nelle tue mani rimetto il mio spirito; tu mi hai riscattato, o Signore, Dio di verità
(Salmo 31, 5)

Saremo dunque con il Signore. Consolatevi dunque gli uni gli altri con queste parola
(I Tessalonicesi 4, 17-18)

Il Salmo 31 è la preghiera di chi si trova nella prova, nella tribolazione, nell’affanno; è una preghiera fiduciosa, la preghiera di chi sa che sarà esaudito perché sa in chi ha posto la fiducia e la speranza. È la preghiera che sgorga da una fede intatta, che non conosce crepe; è la preghiera di chi sa che il nemico, il male, non ha l’ultima parola perché l’ultima parola spetta a Dio. È la preghiera di Gesù sulla croce: «Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito» (Lc 23, 46). Una preghiera rivolta a colui che il salmista chiama per nome (YHWH) e che Gesù ci insegna a chiamare Padre. A lui possiamo abbondonarci nei momenti più tragici e dolorosi della nostra vita.

Questo Salmo canta la fede in un Dio che ci riscatta, che ci libera dalle condizioni di schiavitù pagando il prezzo richiesto, che ci affranca da ogni oppressione, che ci riabilita nonostante il nostro peccato, che ci risolleva dopo ogni nostra caduta.

Il Signore a cui ci si rivolge è un Dio di verità; la parola ebraica si presta anche ad essere tradotta con fedeltà dunque un Dio di fedeltà, un Dio fedele, e questo significa che Dio mantiene le sue promesse e che la sua parola è vera e per questo la fede in lui è ben riposta. Pregare con il Salmo 31 significa imparare a pregare, significa imparare ad educarsi ad una fede che non esige ma si affida, imparare a lasciarsi condurre da quell’unico Signore che ha in mente per ciascuno di noi un disegno perfetto.

Foto di Arghya Sen via Flickr | Licenza CC BY-ND 2.0