Fondamentale nelle emergenze il lavoro svolto dalle organizzazioni religiose
12 ottobre 2015
Lo ha detto Volker Türk, alto funzionario della Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite
Parlando ad un evento a latere dell’incontro del Comitato esecutivo dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), nel corso della 66a sessione tenutasi dal 5 al 9 ottobre 2015, il Commissario per la protezione, Volker Türk, non solo ha lodato il lavoro svolto dalle organizzazioni religiose nel campo dell’accoglienza ai rifugiati, ma ha chiesto una maggiore cooperazione.
Türk, esprimendo apprezzamento sul documento «Accogliere lo straniero», prodotto da alcune organizzazioni religiose tra cui la Federazione luterana mondiale, ha detto di averne distribuito personalmente copie al personale dell’Unhcr nel corso dei suoi viaggi, per incoraggiarli a lavorare a più stretto contatto con le organizzazioni religiose. Queste ultime sono spesso in prima linea nel lavoro di protezione dei rifugiati e nella distribuzione degli aiuti.
Hanno partecipato all’evento a latere dell’incontro del Comitato esecutivo dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), dal titolo «Persone di fede per le persone bisognose», i responsabili della Federazione luterana mondiale (Flm) e della Islamic Relief Worldwide che lavorano insieme su progetti sanitari e di costruzione della pace in Giordania e di soccorso nel post terremoto in Nepal.
Il segretario generale della Flm, rev. Dr. Martin Junge, ha detto che oltre ad documento «Accogliere lo straniero», l’accordo tra la Flm e l’Irw è stato un secondo risultato significativo di un dialogo cominciato nel 2012.
In Giordania, entrambe le organizzazioni hanno testimoniato che è possibile lavorare insieme e impegnarsi nella costruzione della pace. «La fede è mettere insieme ogni cosa, anziché creare divisioni. Vogliamo dire che è possibile lavorare insieme e che c’è un’alternativa», Junge ha aggiunto.
Le organizzazioni religiose possono creare breccia nei cuori, nelle menti e nelle anime delle persone in modo che anche le rispettive società possano impegnarsi nella protezione dei rifugiati. Junge ha ricordato infatti che gli Stati, al di là del dovere morale, hanno firmato la Convenzione sui rifugiati del 1951 che stabilisce il dovere di tutela.
Dr. Mohamed Ashmawey, respinsabile dell’Islamic Relief Worldwide, ha detto che, purtroppo, nel corso della storia c’è chi ha usato le religioni in maniera sbagliata. «La fede dovrebbe unirci, non dividerci. Se possiamo fare qualcosa al riguardo, con l’aiuto e la benedizione delle Nazioni Unite, cercheremo di farlo, salvando questo mondo per i nostri figli».
Nan Buzard, direttrice esecutiva del Consiglio internazionale per le agenzie di volontariato, ha evidenziato il potere delle organizzazioni religiose nella crisi dei rifugiati. Il premio «Sergio Vieira de Mello» per l’azione umanitaria quest’anno è stato assegnato ad un gruppo di leader religiosi nella Repubblica Centrafricana per il lavoro di promozione del dialogo e di protezione delle comunità. Ha anche citato il caso dell’Ebola in Sierra Leone, dove i leader religiosi non solo hanno insegnato alle comunità scettiche che la malattia era reale, ma hanno invitato anche la gente a prendere precauzioni contro di essa.
(Fonte: Flm)