Un canto del metodista Pablo Sosa è stato eseguito dinanzi al Papa
30 settembre 2015
Il pastore e compositore è una delle figure più rappresentative dell’innologia contemporanea
Durante la messa che il Papa ha celebrato il 23 settembre scorso nella cattedrale di San Matteo a Washington, un coro di 90 persone, diretto da Tom Stehle, ha eseguito il canto «Este momento en punto», composto nel 1990 dal pastore metodista e compositore Pablo Sosa, una delle figure più rappresentative dell’innologia del Sud America.
Sosa, 81 anni, è stato l’editore del «Cancionero Abierto», pubblicato nel 1974, che è stato un tentativo inedito per l’innologia protestante ed evangelica dell’epoca. La filosofia del suo editore era: «Se c’è un nuovo canto di lode, va inserito nella raccolta per vedere se le chiese desiderano utilizzarlo». Nella raccolta, inoltre, furono inseriti canti le cui melodie richiamano i ritmi popolari della cultura latinoamericana come la chamarrita (tipica danza popolare argentina) e il candombe, genere musicale precursore della milonga e del tango.
Oltre a lavorare presso l’Istituto superiore evangelico di studi teologici (Isedet) a Buenos Aires, il pastore Sosa ha lavorato per molti anni come consulente del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) per la produzione musicale e liturgica, ed è stato worship leader in diverse Assemblee mondiali di chiese. In Italia alcuni suoi inni sono stati tradotti e inseriti in pubblicazioni delle chiese evangeliche italiane dedicate all’innologia contemporanea come: «Cantiamo insieme» (ed. Il Seminatore, 1986), «Cantate all’Eterno un cantico nuovo» (raccolta a cura del Gruppo per la musica evangelica, Fcei 1994), «Cantate al Signore» (Claudiana, 2000); «E tutto il popolo dica Amen!» (Claudiana, 2015), «Celebriamo il risorto» (Claudiana, 2014). Tra i canti di Sosa più conosciuti, ci sono: «Il cielo canta allegria!», «Tuo è il Regno!», «Guarda come è bello!».
Il canto «Questo è il momento», eseguito dinanzi al Papa, segue il ritmo di un candombe che trae origine dai ritmi importati dagli schiavi africani giunti a Montevideo (Uruguay) e a Buenos Aires (Argentina) durante l’epoca coloniale. Il candombe, alla cui base ha tre tamburi, esprime i sentimenti di un popolo capace di celebrare a dispetto dell’esilio e della perdita della propria libertà.
Le parole del canto esprimono proprio il grido dei poveri e degli oppressi che chiedono giustizia: «Questo è il momento: se ascolti bene, e fai attenzione, una voce roca grida lo scoraggiamento di quelli che sperano increduli. Questo è il momento in cui attraverso il cielo, come un pugnale, la voce che rompe il velo e scuote la terra, grida a Dio: non dimenticare!».
Pablo Sosa parlando del Papa, il quale non ha mai nascosto la sua passione giovanile per il tango e la milonga, ha scritto: «È nato e cresciuto nel quartiere Flores, culla della classe media di Buenos Aires. La sua casa natale (oggi parte di un tour!) è a due isolati da casa mia, e la chiesa di San José de Flores, dove è nata la sua vocazione pastorale, si trova nella piazza dove, dall’altra parte, c’è la nostra chiesa metodista».