Processo alle opinioni
22 settembre 2015
Chiesti otto mesi allo scrittore Erri De Luca per le sue dichiarazioni sul Tav. Con lo stesso criterio, dovremmo essere condannati per le nostre esortazioni ad accogliere lo straniero
“Tratterete lo straniero, che abita fra di voi, come chi è nato fra di voi; tu lo amerai come te stesso”. “Avrete una stessa legge tanto per lo straniero, quanto per il nativo del paese” (Lev. 19,34 e 24,22). Sono due versetti tratti dal libro biblico del Levitico. Molte volte, in questi mesi, sono stati letti e citati nelle chiese cristiane del mondo per ricordare che siamo stati tutti stranieri e ospiti. Per dire che accogliere dei cittadini in fuga dalla fame e dalla guerra è un obbligo. Spesso sono stati citati implicitamente o scritti su striscioni e appesi fuori da alcune chiese o pronunciati durante funzioni religiose o in interviste. Quello che molti non sanno è che, secondo una diversa logica, queste affermazioni, potrebbero essere considerate istigazione all'illegalità e quindi punibili con il carcere. Potrebbero essere intese infatti come istigazione a mettere a repentaglio la sicurezza del Paese attraverso diverse forme di accoglienza, aiuto, attraversamento del territorio nazionale.
Si potrebbe argomentare che accogliere clandestini equivale ad aumentare il numero dei potenziali criminali o anche semplicemente a favorire una situazione ad alta conflittualità. In un tribunale si potrebbe decidere di chiedere fino a otto mesi di reclusione per aver pronunciato queste frasi, o opinioni equivalenti, anche non citando la Bibbia, perché si potrebbe ipotizzare un legame, anche se indiretto, tra chi ha pronunciato, come me diverse volte, frasi di questo tipo e coloro che in diversi modi hanno favorito l'arrivo o l'accoglienza di immigrati in modo illegale nel nostro paese. E' quello che è successo ieri quando il Pm ha chiesto 8 mesi di reclusione per Erri De Luca, scrittore, intellettuale e conferenziere, reo di avere pronunciato, nel corso di un'intervista del 2013 all'Huffington Post alcune frasi “La Tav va sabotata”; “Ecco perché le cesoie servivano: sono utili a tagliare le reti. Nessun terrorismo”.
Sabotaggio: dal francese sabotage, danno recato agli strumenti di lavoro o ad attrezzature militari; per estensione, danno o ostacolo ad attività o strumenti di pubblica utilità. L'intervista era stata rilasciata a seguito di alcune affermazioni del procuratore Caselli, dopo un fermo eseguito nei giorni precedenti, riguardanti lo scarso peso dato dagli intellettuali al rischio di terrorismo in Val di Susa. Anche il terrorismo è un reato, e come tale va provato. Le opinioni, anche se non siamo d'accordo con il loro contenuto, invece non lo sono. Boicottare un'opera pubblica, può volere dire rallentare l'arrivo di un mezzo con materiali, tagliare le reti di recinzioni, scioperare, fare manifestazioni di protesta, esprimere pubblicamente la propria opinione per indurre altri a riconsiderare le proprie. Non include danni fisici alle persone. Il reato di istigazione a delinquere va dimostrato e non può essere applicato a chiunque esprima un'idea diversa dalla propria.
Altrimenti con la stessa logica dovremmo oggi mettere sotto processo chiunque in passato abbia affermato con parole o azioni la necessità di accogliere degli stranieri clandestini nel nostro paese. Altrimenti dovremmo, con la stessa logica affermare che vi è un legame di causa-effetto tra queste affermazioni e il fatto che ogni giorno centinaia di clandestini arrivano nel nostro paese sabotandone la sicurezza nazionale. In un paese dove si vive la normalità di una denuncia per avere condotto un giornalista a fare delle foto, durante una manifestazione, sul pendio di una montagna, o dove un cittadino viene denunciato e riceve una perquisizione all'alba per aver partecipato ad un presidio per bloccare un accesso stradale, oggi la magistratura torinese chiede 8 mesi di reclusione per le affermazioni di un intellettuale senza che si sia dimostrato in alcun modo che ci sia un legame tra queste affermazioni e gli eventuali reati commessi.
Mesi fa, quando la redazione della rivista Charlie Hebdo venne assaltata e alcuni giornalisti uccisi, perché rei di aver pubblicato alcune vignette anti-islamiche, un moto di commozione e di difesa della libertà di opinione percorse l'opinione pubblica e i social network. Forse faceva comodo a tutti difendere le “cosiddette” libertà democratiche contro i fondamentalisti islamici. Forse lo stesso moto di difesa della libertà d'opinione si alzerebbe se domani una qualche autorità religiosa leggesse ad alta voce questi versetti biblici in piazza e poi venisse processato per favoreggiamento all'immigrazione clandestina. Ma qui ci sono in ballo soldi, la mafia, le banche, i partiti, un treno veloce, la salute pubblica, il progresso, l'acqua. Forse è un po' più complicato. In fondo è solo uno scrittore, non è morto nessuno, sono solo le nostre idee ad essere processate.