Sanità: sprechi e povertà
21 settembre 2015
Cresce sempre di più il numero delle persone escluse dal Servizio sanitario nazionale
Circa 25 miliardi di euro sono stati «sprecati» in sanità nel 2014 e sono stati, pertanto, sottratti ai servizi essenziali e all’innovazione. È questo il dato che evidenzia la Fondazione Gimbe nella sua ultima conferenza nazionale. Questo spreco rappresenta circa il 23% del totale della spesa, 111,4 miliardi. Le voci di questo spreco sono rappresentate da: l’eccessivo numero di prestazioni inefficaci, inappropriate o troppo costose rispetto ai benefici reali (7,6 mld), la corruzione che si annida nel Servizio sanitario nazionale (5,13 mld), i costi eccessivi delle tecnologie sanitarie (circa 4 mld), il sottoutilizzo delle prestazioni con aumento delle complicanze (circa 3 mld), l’ipertrofia del comparto amministrativo (circa 3 mld) e infine l’inadeguato coordinamento dell’assistenza, fra ospedale e territorio (2,56mld).
La spending rewiew dovrebbe cominciare a tagliare questi sprechi, invece di tagliare solo in modo lineare le prestazioni. Si pensa di salvare la sanità solo con il taglio dei posti letto, con il blocco del turnover del personale, con le riduzioni delle prestazioni ospedaliere/ambulatoriali e con l’aumento dei ticket?
A fronte di questi sprechi cresce invece la fascia della popolazione sempre più esclusa dal Ssn, perché non è più in grado di pagare il ticket o perché ha difficoltà ad accedere ai servizi sanitari. Cresce nel nostro paese pertanto la «povertà sanitaria» ovvero quella fascia di popolazione che non è più in grado neanche di comprare le medicine e che rischia di ammalarsi di più e/o di peggiorare il proprio stato di malattia. La povertà infatti genera ed alimenta malattie e le persone in condizioni di svantaggio sociale tendono ad ammalarsi di più, a guarire meno, a perdere l’autosufficienza ed anche a morire prima. I detenuti, i senzatetto, gli immigrati e gli anziani, per esempio, sono i primi ad essere colpiti da alcune malattie infettive o respiratorie, a causa della malnutrizione e di un sistema immunitario depresso.
A fronte di questa assurda contraddizione non è tempo che la politica cominci ad assumere azioni conseguenti? Prima di aumentare le tasse, non si può immaginare una drastica azione di lotta agli sprechi? In fondo non ci vuole molto, sarebbe sufficiente la normale saggezza e onestà del «buon padre di famiglia». Nel nostro piccolo, l’Ospedale evangelico di Napoli rappresenta, in questo senso, un bell’esempio di gestione: costiamo la metà di un’analoga struttura pubblica a parità di qualità e prestazioni, i nostri bilanci sono in pareggio, non abbiamo indebitamenti con le banche, rientriamo nei budget regionali ed in più regaliamo ogni anno circa il 10% delle nostre prestazioni gratuitamente ai cittadini, perché non ci vengono riconosciuti dalla Regione Campania perché superano il budget concordato. Con i nostri budget, infine, offriamo anche una medicina solidale alle fasce più povere e da ultimo ci stiamo accingendo a costruire la nuova struttura ospedaliera, senza prevedere alcun onere per la collettività, ma solo confidando sulle nostre forze e sui contributi dell’8 per mille della Chiesa valdese.