L'agenda della riconciliazione
10 settembre 2015
Giornalista e pastore, il direttore di Médias-pro (l'organo incaricato della gestione dei media in nome delle Chiese riformate della Svizzera romanda), Michel Kocher ritorna sulla risposta data dai valdesi alla richiesta di perdono del papa
Quando avete seriamente litigato con un vostro famigliare, un vostro collega o i vostri vicini e cercate di fare pace, uno degli ostacoli, se non il primo, è quello di trovare un'agenda di dialogo, accettata dalle due parti. Se ciascuno si dà come obiettivo prioritario di farsi capire, il lavoro di riconciliazione sarà lungo. Due punti di vista si contrapporranno finché non si trova una strada affinché una delle due parti almeno sia disposta a fare dell'ascolto dell'altra la sua priorità.
Questo cambiamento è una delle chiavi del processo di riconciliazione. E' reso d'altronde più difficile dal fatto che spesso le ferite sono asimmetriche. Tutti ricordano il lavoro della Commissione verità e riconciliazione in Africa del Sud. L'essenziale del suo apporto fu di dare la parole alle vittime affinché raccontassero davanti ai loro carnefici quello che avevano sofferto. Fatte le dovute proporzioni, il gesto di papa Francesco di chiedere perdono ai valdesi e ai loro antenati per le sofferenze legate alla persecuzione di Pietro Valdo e dei suoi seguaci, risente dello stesso processo, quello della riconciliazione delle identità. Quest'uomo ha il coraggio e la semplicità di incontrare i responsabili della Chiesa valdese d'Italia per chiedere loro perdono. Questo gesto è da salutare come l'attraversamento di un soglio in un cammino di riconciliazione.
Facendo questo, il papa si è esposto ad avere un faccia a faccia di cui l'agenda non è lo stesso. La Chiesa valdese, rispondendo che non poteva perdonare al posto dei morti, ma che auspicava di essere riconosciuta da Roma come una “vera” chiesa... è esattamente quello che è successo. La sua agenda sul cammino della riconciliazione non è lo stesso. Una nuova fase comincia, grazie a Francesco.
Questa fase è difficile per le due protagoniste. Senza soffermarsi sul fatto se si possa o no perdonare al posto delle vittime, bisogna constatare che la risposta delle autorità della Chiesa valdese d'Italia le espone a una critica: come può una Chiesa non perdonare? La risposta avrà bisogno di tempo per essere capita dal partner e dall'opinione pubblica cattolica.
Quanto al papa, la sua situazione non è meno facile. Domandando semplicemente di essere perdonato ma senza entrare in un riconoscimento spirituale e teologico dei fondamenti sui quali la protesta di Pietro Valdo si è fondata, solleva una questione delicata per Roma: che cosa bisogna capire della sua domanda di perdono? «Ci siamo sbagliati sui mezzi (la violenza) ma non sul fine – la Chiesa romana conserva da sola pienezza evangelica». Francesco avrà il suo bel da fare per convincere il partner.
Tradotto da Protestinfo