Accadde oggi, 16 luglio
16 luglio 2015
16 luglio 1965 - Inaugurato il traforo del Monte Bianco. L’Europa l’hanno fatta gli operai
L’Europa l’hanno unita gli operai. Altroché la Merkel, Hollande, e per andare più indietro Adenauer, Schuman o De Gasperi.
Quando il 16 luglio del 1965 il Presidente della repubblica italiana Giuseppe Saragat e il suo omologo francese generale Charles De Gaulle, a bordo di una Lancia Flaminia, inaugurano il traforo del Monte Bianco in molti è chiara la consapevolezza della svolta storica che, quello che per molti anni rimarrà il tunnel autostradale più lungo al mondo, reca con sé. Undici chilometri e seicento metri di lunghezza per rendere l’Europa più piccola, agevolando il traffico di merci e di persone. Da allora con una media di circa 5 mila passaggi al giorno sono transitati sotto il granito della più alta cima delle Alpi e del vecchio continente circa 60 milioni di veicoli.
Poco più di tre anni sono necessari per i lavori effettivi, roba da sgranare gli occhi, abituati come siamo a tempi biblici per l’edificazione delle nostre grandi opere, per di più spesso inutili perché antistoriche.
Gli operai cui è affidato il compito di trasformare un muro in una porta arrivano a Courmayeur da tutta Italia, dalla Sardegna, dalla Valtellina fino all’Abruzzo. Dinamite e tanto fegato per avanzare nella pancia della montagna. E tanta tecnologia, per l’epoca: le prime betoniere si vedono all’opera in questa occasione.
Non c’è nemmeno la certezza di incontrarsi con i cugini francesi che stanno avanzando dalla parte opposta, partendo da Chamonix, e invece tutto filerà liscio. Gli italiani sono in ritardo ma non ci stanno, aumentano i turni, recuperano e arrivano a destinazione due settimane prima dei transalpini che pure con la consueta spocchia avevano proclamato di essere in grande vantaggio. L’orgoglio nazionale aveva messo la benzina nei motori di quei figli dell’Italia del boom, da ricostruire e ripensare sulle macerie della seconda guerra mondiale.
Errori ve ne furono: soprattutto si doveva essere lungimiranti e pensare al trasporto merci ferroviario (allora, non oggi!), ma nella patria della Fiat era difficile non dare priorità ai mezzi su gomma, tant’ è che oggi si progettano ripensamenti generali proprio per l’alto grado di inquinamento che le due valli interessati sui due versanti stanno patendo.
Nei discorsi dei due capi di Stato i paradigmi di due visioni distinti dell’Europa, che resistono ancora oggi: Saragat saluta l’opera come una tappa verso la più ampia unione che si sta cercando di edificare, mentre De Gaulle è contrario all’idea di un governo sovranazionale che faccia le veci della politica dei singoli Stati, e non lo nasconde al pubblico.
Ma nell’abbraccio dei due operai, quello francese e quello italiano è riassunto uno spirito di fratellanza e condivisione che nessuna parete, seppur di granito, può illudersi di separare a lungo.