Non di solo cibo
30 giugno 2015
Intervista a Giuseppe Platone, pastore della Chiesa valdese di Milano, autore di un ciclo di quattro predicazioni radiofoniche su il «Cibo e la Bibbia», in onda nella rubrica di Radiouno RAI, Culto evangelico
Domenica 28 giugno è andata in onda al Culto evangelico - la rubrica radiofonica di Radiouno RAI in onda ogni domenica mattina alle 7.35 - la prima predicazione di una serie, curata dal pastore Giuseppe Platone della chiesa valdese di Milano, dedicata al «Cibo e la Bibbia». Un tema su cui le chiese del capoluogo lombardo stanno riflettendo con particolare attenzione, anche grazie a Expo 2015 il cui titolo è «Nutrire il pianeta. Energia per la vita». Al pastore Platone abbiamo rivolto alcune domande sul suo ciclo di predicazioni, sia sulla presenza delle chiesa a Expo 2015.
Qual è il filo conduttore dei suoi quattro sermoni radiofonici?
Ho strutturato il breve ciclo che va in onda al Culto evangelico scegliendo quattro dei numerosissimi testi biblici che riguardano il cibo, collegandoli ad alcuni temi di Expo 2015. Si tratta di parlare di cibo, ma anche di giustizia, di salvaguardia del creato, di sguardo critico sulla società. Ho cominciato domenica scorsa con il Il testo di Genesi 1:26-31, il sesto giorno della creazione, per dire che la riflessione sul creato non può fermarsi all'essere umano ma deve aprirsi all'interezza degli esseri viventi. Seguiranno il racconto della manna nel deserto (Esodo 16.1-21) per dire che il tema della fame deve legarsi anche a quello della giustizia e dell'equità; l'episodio di Daniele e dei suoi amici che, deportati a Babilonia, rifiutano il cibo messo a disposizione dal re vincitore (Daniele 1.1-21), come esempio di comportamento che non si conforma ai vicnitori e ai potenti; infine, il testo di Giovanni 6:25-29 sul pane della vita, in cui Gesù ricorda che non a dare nutrimento non è solo il cibo ma anche la Parola di Dio.
"Ercole de' Roberti - The Israelites gathering Manna (National Gallery, London)" by Ercole de' Roberti (circa 1451–1496) - gallerix.ru. Licensed under Public Domain via Wikimedia Commons.
Qual è il contributo delle chiese milanese a questa riflessione di ampio respiro sul cibo?
Come chiese protestanti non abbiamo certo aspettato Expo 2015 per scoprire le diseguaglianze nella produzione e nella distribuzione del cibo e dell’acqua. Da anni stiamo portando nel dibattito nelle chiese e e nella società le buone pratiche e le parole di speranza che sono state lanciate già nel 1983 dal Consiglio ecumenico delle chiese. Certo l'Expo ci offre una preziosa occasione per una riflessione approfondita che cerchiamo di realizzare insieme alle chiese del Consiglio ecumenico di Milano. Abbiamo per esempio scritto e lanciato un messaggio sul dramma della fame e della sete. Ogni giovedì, nelle diverse chiese appartenenti al Consiglio ci sono momenti di accoglienza e riflessione. Importante è anche l'esperienza del Refettorio ambrosiano dove gli chef dell'Expo cucinano per i poveri, e i ministri di culto servono a tavola. Oppure nell'Orto della fede, il bel giardino della chiesa cristiana protestante, si organizzano aperitivi tematici sulle questioni suscitate dall’Expo. Insomma, tante cose.
C'è chi sostiene che a Expo 2015 a definire il dibattito sul cibo siano le grandi multinazionali. E' d'accordo?
E’ indubbio che le multinazionali ritmino le nostre giornate. Viviamo in una società che mette al primo posto il profitto economico e, come fanalino di coda, la solidarietà. Come credenti in Cristo dobbiamo riconoscere queste contraddizioni, senza sfilarci. Possiamo però vivere e promuovere uno stile di vita che sia frutto di comunità di speranza. Quindi, vivere ciò che si predica: sobrietà e condivisione. Non dobbiamo diventare i servi sciocchi degli interessi finanziari delle multinazionali, ma con uno stile di vita profetico inaugurare una svolta che porti a una reale sostenibilità economica e sociale. Certo, da soli non possiamo salvare il pianeta, bisogna allearsi con tutte le persone, credenti o non cedenti, di buona volontà che sono affamate di giustizia e di solidarietà.
Lei lo ha già accennato, ma, più in dettaglio, in che modo le chiese evangeliche sono impegnate nel contesto dell'Expo?
Ogni giorno della settimana, come chiese evangeliche, svolgiamo a turno nei nostri locali di culto dei momenti di accoglienza dei visitatori, offrendo una riflessione biblica. Tra le cose interessanti, vorrei segnalare sabato 4 luglio la camminata ecumenica tra le cascine, lungo la quale incontreremo agricoltori, visiteremo luoghi requisiti alla mafia – ce ne sono anche qui in Lombardia! - come la Casa Chiaravalle, ritmando il passo con riflessioni bibliche. In settembre, poi, la chiesa valdese ospiterà un simposio internazionale di tutte quelle chiese che vogliono vivere concretamente in modo ecocompatibile – parlo della rete dei cosiddetti Galli verdi. Forum cittadino delle religioni stiamo inoltre varando un convegno in cui firmeremo la Carta di Milano come impegno per vivere sobriamente, rispettando l’ambiente, non solo come singoli ma anche come comunità di religioni diverse. Le iniziative si moltiplicano, la consapevolezza cresce, anche perché in gioco c'è la vita di quasi un miliardo di persone che sta scivolando nella fame e nella sete. In conclusione, penso che l’Expo sia da vedere, ma non da subire.