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Ddl scuola, due punti di vista

Meglio una riforma non perfetta che una riforma non fatta? Le opinioni di Giuliano Ligabue e Silvana Ronco

«Era importante che questa legge, non ritengo la si possa definire riforma, fosse fatta, in quanto contiene aspetti buoni a partire dal passaggio di ruolo di 100mila docenti. Ho molti colleghi che a 40 anni di età vantano quindici anni di precario ma onorato servizio. Con questo provvedimento si è passati dalla logica del togliere le risorse alla scuola a quella dell’aggiungerle. Dunque per parafrasare Renzi: meglio una legge fatta che una legge non fatta. Di certo non possiamo inserire nello slogan, da lui coniato, la parola riforma».

Così si è espresso Giuliano Ligabue, già preside in diversi licei romani e sentito all’indomani della fiducia che il Senato lo scorso 25 giugno ha votato per il ddl scuola approvandolo a Palazzo Madama con 159 sì e 112 no.

Dal 7 luglio il testo andrà dunque alla Camera dei Deputati. I senatori erano stati chiamati a votare sul maxiemendamento dei relatori Francesca Puglisi (Pd) e Franco Conte (Ap). Tra i democratici non hanno votato i senatori definiti “dissidenti”: Tocci, Mineo e Ruta.

Una riforma o legge, come la si voglia chiamare, che da una parte soddisfa solo alcuni tra docenti, studenti e esperti del mondo della scuola.

«La laicità e il pluralismo sono due componenti importanti e trascurate da questa riforma – ha detto Silvana Ronco, presidente dell’Associazione 31 ottobre; per una scuola laica e pluralista e sentita all’indomani della fiducia – Questa mancanza ci preoccupa molto. Se vogliamo capire quanta laicità sia contenuta nel nuovo testo – ha proseguito Ronco – ci possiamo rendere conto immediatamente di quanto i finanziamenti dati alle scuole private e paritarie, ad esempio, deducibili sotto forma di detrazione fiscale siano un problema, ma ancor più preoccupante è l’introduzione di una novità: quella delle donazioni e su quest’ultime il poter avere anche qui delle detrazioni, una possibilità estesa alle scuole private. Mentre nella prima stesura del testo il fondo di perequazione doveva essere del 30%, nella seconda stesura è passato al 10%, dunque una riduzione sensibile. Nessuna modifica è stata fatta in merito all’insegnamento della religione cattolica (Irc) e quindi anche sul versante del pluralismo e dell’accoglienza non ci sono cambiamenti né finanziamenti, a quanto risulta». «Infine – conclude Ronco – ci fanno riflettere, come cittadini, le modalità utilizzate per portare avanti questa riforma, che non ha tenuto conto dello scontento che il ddl sta provocando. Una mancanza di dialogo preoccupante».

Foto di David Woo via Flickr | Licenza CC BY-ND 2.0

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