La Domenica del Rifugiato
17 giugno 2015
Rubrica «In cammino verso l’unità della chiesa» della trasmissione di Radiouno «Culto evangelico» curata dalla Fcei, andata in onda domenica 14 giugno
Si calcola che, dal 2000 al 2014, 22.400 persone abbiano perso la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa: una media di 1.500 l’anno, ma nel 2014 si stima che siano morte nel solo Mar Mediterraneo 3500 persone, e nei primi mesi di quest’anno sono già circa 1500 le persone morte o disperse in mare. Sono questi i numeri della strage che si consuma quotidianamente al largo delle nostre coste.
Dal 2001 le Nazioni Unite hanno istituito una Giornata Mondiale del Rifugiato, che si celebra il 20 giugno. E da alcuni anni le chiese cristiane d’Europa dedicano la domenica più vicina, quest’anno il 21 giugno, a una riflessione e una preghiera per tutte le persone che sono costrette a fuggire dai propri paesi in cerca di protezione in Europa, e per commemorare chi ha perso la vita nel «viaggio della speranza», in balia non solo dei flutti ma anche di spietati trafficanti di esseri umani.
L’iniziativa è promossa da due organismi ecumenici, la Conferenza delle chiese europee e la Commissione delle chiese per i migranti in Europa. In Italia è la Federazione delle chiese evangeliche, tramite il suo Servizio Rifugiati e Migranti, a invitare le chiese a osservare, il prossimo 21 giugno, la «Domenica del Rifugiato».
Pochi giorni fa il Comitato direttivo della Conferenza delle chiese europee ha approvato una dichiarazione sulle frontiere esterne dell’Unione europea, in cui, rinnovando l’invito a osservare la Domenica del Rifugiato, esprime profonda preoccupazione per le ripetute perdite di vite nel Mediterraneo. Le chiese riconoscono la complessità del fenomeno, le cui cause vanno cercate nei crescenti conflitti alle porte dell’Europa, ma anche nelle politiche migratorie europee, che rendono praticamente impossibile arrivare legalmente in Europa, persino per le categorie più a rischio che dovrebbero essere protette. Ci si concentra su come fermare l’esodo, piuttosto che su come garantire il soccorso a chi è in pericolo di vita. L’uso di mezzi militari per fermare l’immigrazione irregolare viene presentato come una priorità, mentre «ben poco è stato proposto per consentire un’immigrazione regolare e sicura. L’accoglienza di coloro che arrivano in Europa è ancora un compito lasciato a pochi paesi europei. Al tempo stesso le chiese e la società civile si sono mobilitate per dare un notevole sostegno a coloro che arrivano sulle coste europee».
Ma anche, ed è il caso del progetto ecumenico della Federazione delle chiese evangeliche in Italia e della Comunità di Sant’Egidio, per aprire dei «corridoi umanitari» che consentano di ottenere visti per i soggetti più vulnerabili. Domenica prossima siamo invitati a pregare anche per il successo di queste iniziative, perché le chiese, insieme, possano aiutare il nostro popolo a non cedere alla paura irrazionale dello straniero e a praticare l’accoglienza.