I sogni neri dell'Isis
05 giugno 2015
Uno Stato palestinese sempre più lontano apre la strada a pericolose alleanze in Medio Oriente
Il 3 maggio scorso nella striscia di Gaza, a Deir el-Belah, le forze di sicurezza di Hamas radevano al suolo una moschea. Un potere islamista sunnita si scontrava con una realtà sunnita islamista, più islamista. Per la precisione salafita. Nel mese di maggio c’è stata una intensificazione del conflitto tra Hamas e i gruppi salafiti, dichiarati seguaci dell’Isis. Younis Honour, 27 anni, seguace del Daesh (Stato Islamico) è stato ucciso pochi giorni fa dalle forze di sicurezza di Hamas, un comandante delle medesime, Saber Siam, era stato fatto saltare in aria con la sua auto presumibilmente da salafisti filo Isis. Forse gli stessi che avevano sparato colpi di mortaio verso Khan Younis, campo di addestramento di Hamas, e alcuni razzi verso Israele che ha subito risposto con incursioni aeree.
Una situazione bollente che i dirigenti di Hamas tendono a minimizzare: sono quattro gatti, non hanno infrastrutture finanziare e logistiche, esistono solo su internet. Non è difficile immaginare come le parole d’ordine dell’Isis per un governo musulmano universale, un califfato per tutti i musulmani, comincino a far presa contro la prospettiva di un movimento nazionale che aspira da troppo tempo ad uno Stato palestinese sempre più lontano e irraggiungibile. Restano solo le smisurate distruzioni e i duemila morti prodotti dalla criminale operazione “Margine protettivo” realizzata lo scorso anno dall’esercito israeliano. Anche in Cisgiordania si danno segni di insofferenza per un progetto politico, lo Stato di Palestina, ormai negato dai fatti, dalla continua colonizzazione israeliana, dal prolungarsi cinquantennale dell’occupazione militare, da una umiliazione senza fine e dall’assenza di un riconoscimento effettivo. Mettendo nel conto anche la divisione politica tra Gaza e Cisgiordania, l’avanzata delle truppe dell’Isis può far sognare sogni neri di redenzione.
Se il governo di Tel Aviv sapesse ragionare a lungo termine capirebbe che in un Medio Oriente che sta ribaltando tutte le alleanze, una Gaza destabilizzata, una Cisgiordania fuori controllo, saranno domani molto più pericolose di oggi.