La misura della nostra fede
04 giugno 2015
Un giorno una parola – commento a Matteo 8, 25-26
Tu sarai stabilita fermamente mediante la giustizia; sarai lontana dall’oppressione, perché non avrai niente da temere, e dalla rovina, perché non si accosterà a te
(Isaia 54, 14)
I discepoli di Gesù, avvicinatosi, lo svegliarono dicendo: «Signore, salvaci, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura, o gente di poca fede?». Allora, alzatosi, sgridò i venti e il mare, e si fece gran bonaccia
(Matteo 8, 25-26)
Gesù si trova in barca con i suoi discepoli, è tranquillo e si addormenta. In quel momento si alza un gran vento, il mare è in burrasca e diventa minaccioso. La paura assale i discepoli, che se la prendono con Gesù. Ritengono che la sola sua presenza sia sufficiente a evitare qualsiasi pericolo, a tenere lontano una qualsiasi minaccia. Ci sono molti che la pensano così: il fatto di credere nel Signore è sufficiente per non correre alcun pericolo.
Perciò i discepoli di ieri, e anche di oggi, si rivolgono a Gesù con parole che hanno un venatura di rimprovero. Non pensi a noi che siamo nel pericolo? Non ti curi dei tuoi figli quando la minaccia diventa pressante e ci assale una paura mortale? Un pericolo imminente e una grave minaccia mettono in crisi la fede dei discepoli, che pur sanno di poter contare sul loro Signore. Ecco perché gli si rivolgono con le parole: “Signore, salvaci, siamo perduti”. La risposta di Gesù ha molte facce: è un rimprovero, una valutazione della loro fede e un comando al mare che si calma.
Non è che i discepoli non abbiano fede in Gesù, lo dimostra la loro richiesta a Gesù. Ma hanno una fede difettosa. “Poca fede” dice Gesù. Questo perché la fede si dimostra tale proprio nei momenti di difficoltà, non quando tutto è pacifico e tranquillo. Il pericolo mette alla prova la fede, ieri e oggi. Nei pericoli, nelle debolezze e nelle contraddizioni si dimostra la potenza e misericordia di Dio, ma anche la qualità, la misura della nostra fede. Questa si tempra e si rinvigorisce nelle esperienze che la vita ci propone con le sue contraddizioni.