Sì a corridoi umanitari, no a operazioni militari
20 maggio 2015
Parte il progetto congiunto Fcei-Sant'Egidio degli «Humanitarian Desk» in Marocco
Ai profughi vanno garantiti passaggi sicuri e legali dall'Africa verso l'Unione Europa (Ue). Lo ha ribadito ieri con un comunicato stampa la pastora Annette Kurschus, presidente della Chiesa evangelica della Westfalia (EKvW), tra le più importanti Landeskirchen della Germania con i suoi 2,5 milioni di membri. La missione navale anti-scafisti nel Mediterraneo avanzata da Federica Mogherini, alto rappresentante dell'Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza, missione che avrebbe l'obiettivo - sempre che ottenga l'accordo del Consiglio di sicurezza dell'Onu - di distruggere davanti alle coste libiche i barconi dei trafficanti e quindi il loro business miliardario, non convince la presidente Kurschus, che insiste: «Solo con l'istituzione di corridoi umanitari sarà possibile almeno contenere il commercio criminale di trafficanti e scafisti, non certo con azioni militari».
Come esempio cita il progetto pilota degli «Humanitarian Desk», cogestito dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) e dalla Comunità di Sant'Egidio, e che a giorni prenderà il via in Marocco. Proprio oggi parte per Marakech una delegazione congiunta Fcei-Sant'Egidio con lo scopo da una parte di consolidare i rapporti intessuti in loco con i partner ecumenici e diplomatici del progetto, e dall'altra di mettere a punto gli ultimi dettagli tecnici. Inizialmente sono previsti due sportelli umanitari, uno a Tangeri, l'altro a Rabat. «Un progetto - per la teologa tedesca - che può essere preso a modello da altri stati europei».
«Basta con politiche di soccorso lacunose», aggiunge Kurschus, che ritiene che per troppo tempo i responsabili degli stati Ue abbiano puntato sugli effetti deterrenti dei rischiosissimi viaggi sulle carrette del mare: «meno operazioni di soccorso non hanno però portato a meno profughi, ma a più morti. Il Mediterraneo è diventato un cimitero di massa». E, intervenendo sulla diatriba relativa alla questione delle «quote di migranti» da ridistribuire «equamente» tra i paesi della Ue, propone tra i criteri per la ricollocazione dei rifugiati (oltre alla densità popolare e alla situazione economica dei vari paesi) anche questo: permettere cioè agli stessi rifugiati di decidere dove vogliono andare. I paesi meno attrattivi ripagherebbero ai paesi più en vogue le spese supplementari legate all'accoglienza. «Meglio trasferire i soldi di qua e di là, invece che le persone», conclude la Kurschus.
Ai primi di giugno una delegazione mista, ecclesiastica e politica, del Land tedesco visiterà Lampedusa e Scicli (RG) per farsi un'idea del lavoro portato avanti dal progetto Fcei «Mediterranean Hope», di cui la EKvW è partner. A Roma gli esponenti della EKvW e alcuni deputati del Nord Reno-Westfalia inoltre avranno incontri con rappresentanti della politica italiana. Scopo dell’iniziativa sarà quello di trovare nuove possibilità di cooperazione tra chiese e parlamentari nella protezione dei migranti.