Nata sghemba
05 maggio 2015
Finalmente tradotte in italiano le poesie di Mariella Mehr, autrice Jenische che da bambina fu vittima del progetto eugenetico del governo svizzero Figli della strada
Un cherubino splendente/ precipita dal cielo l distrutto/ e silenzioso/ viene il giorno. Come un’altra grande poeta europea, la romena Ana Blandiana, anche nei versi di Mariella Mehr ci sono angeli che si sfracellano al suolo. Perché nessuno torna/ con me nel mare/ a sistemare le cose/ che non sono nelle mani/ degli angeli?
E’ una zingara, pardon!, una Jenische o Yeniche, alla francese, l’autrice di questi versi angelici, Tu non chiedere delle mie ferite/ quando la mia bocca affamata/ cerca/ di custodire gli angeli. Di cherubini il suo popolo non ne ha incontrato tanti, né durante lo sterminio nazista, in cui molti jenisches furono avviati ai campi di sterminio insieme a rom e sinti, né dopo. Lei, come molti altri bambini e bambine jenisches, è stata oggetto delle attenzioni del programma del governo svizzero Figli della strada che, in base ad un progetto eugenetico di miglioramento della razza svizzera, e non stiamo parlando di bovini, sottraeva i figli alle proprie famiglie per assegnarli ad orfanotrofi o a istituti psichiatrici. Niente,/ nessun luogo./ C’è ancora rumore/ di sventura nella testa, / e sulla mappa del cielo/ io non sono ancora presente. Così è successo per Mariella Mehr e per altri 500 bambini finché la stessa comunità jenische si è organizzata per denunciare il programma e bloccarlo, come è avvenuto negli anni Settanta del Novecento.
Il suo essere nata sghemba l’ha raccontato in diversi romanzi e raccolte di poesie, per fortuna tradotti in italiano. Ora l’editore Einaudi pubblica nella collana “bianca” Ognuno incatenato alla sua storia, una consistente antologia delle sue poesie con testo tedesco a fronte, per la cura e la luminosa traduzione di Anna Ruchat. Vergogna./Quest’ultima parola rimasta si mescola per/ sempre alla carne disabitata,/ trafitta da lame sorde.