Sfogliando i giornali del 29 aprile
29 aprile 2015
Bombardata la pista di atterraggio della capitale dello Yemen, le 8 condanne a morte in Indonesia, liberate quasi 300 donne rapite da Boko haram, il presidente Orbán chiede di riconsiderare il divieto della pena di in Ungheria, il rapporto delle Nazioni Unite con le cifre del traffico di esseri umani nel Sudest asiatico
01 – Yemen, bombardata la pista di atterraggio della capitale Sana’a
La coalizione di paesi sunniti guidata dall’Arabia Saudita ha annunciato questa mattina di aver distrutto la pista di atterraggio dell’aeroporto della capitale yemenita Sana’a, controllata dai ribelli Houthi. Il bombardamento è stato deciso per evitare che un aereo iraniano che si stava dirigendo nell’area potesse atterrare nella città, violando il divieto di sorvolare il paese e, stando alle dichiarazioni saudite, portando armi ai ribelli. Tuttavia, Teheran ha negato la presenza di aiuti militari a bordo del volo, che in precedenza aveva ottenuto l’autorizzazione della coalizione a raggiungere la capitale dello Yemen attraversando l’Arabia Saudita. Le Nazioni Unite e le organizzazioni umanitarie hanno espresso preoccupazione per l’accaduto, perché la distruzione della pista di atterraggio impedisce agli aerei che trasportano aiuti umanitari di raggiungere un territorio che conta ormai oltre 300.000 sfollati.
02 – Indonesia, eseguite 8 condanne a morte. L’Australia richiama il suo ambasciatore.
Nonostante gli appelli e le proteste di gruppi e parenti dei condannati, in Indonesia sono state eseguite nella notte le condanne a morte di 8 uomini – due australiani, tre nigeriani, un ghaneano, un brasiliano e un indonesiano –, accusati di traffico di droga. Queste persone, a cui va aggiunta la filippina Mary Veloso, che ha ottenuto la grazia, costituivano i cosiddetti “nove di Bali”, che erano stati arrestati nell’aprile del 2005 a Bali mentre cercavano di portare 8,3kg di eroina nel paese. In risposta a queste esecuzioni, l’Australia ha richiamato il suo ambasciatore dall’Indonesia, un paese considerato un partner importante per quanto riguarda il controllo delle frontiere, l’immigrazione e il terrorismo internazionale.
03 – Nigeria, liberate quasi 300 donne rapite da Boko haram
L’esercito nigeriano ha annunciato di aver liberato 293 donne, delle quali i due terzi sono molto giovani, sequestrate dal gruppo terroristico di Boko haram. Non è ancora confermato se le studentesse di Chibok, rapite più di un anno fa, si trovino nel gruppo, anche se secondo alcune testate si tratterebbe di persone completamente diverse. L’operazione è avvenuta nella foresta di Sambisa, a sud della capitale del Borno, Maiduguri, e ha portato alla distruzione di tre accampamenti del gruppo jihadista, considerato in netto arretramento.
04 – Ungheria, il presidente Orbán chiede di riconsiderare il divieto della pena di morte del paese.
«La questione della pena di morte deve essere rimessa all'ordine del giorno»: con queste parole il presidente ungherese Viktor Orbán ha riaperto nel paese il dibattito sulla pena capitale. Secondo alcune testate internazionali il leader del partito di governo Fidesz, conservatore e spesso contestato in Europa, sta cercando di avvicinarsi, e di conseguenza sfidare, il partito neonazista Jobbik, all'opposizione ma seconda forza politica nazionale. Secondo Orbán «bisogna lanciare un dibattito sul tema», perché l’attuale legislazione penale ungherese «non è abbastanza dissuasiva», mentre l’Ungheria è stata più volte criticata dall’Unione europea, di cui è Stato membro, a causa di norme giudiziarie ritenute eccessivamente repressive.
05 – Sudest asiatico, nel rapporto delle Nazioni Unite le cifre del traffico di esseri umani
Il traffico di migranti rappresenta una grave minaccia per l’Asia, causando morti e violazioni dei diritti umani e generando un valore annuo di circa due miliardi di euro. I dati del rapporto dell’ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine, Unodc, pubblicato nella serata di ieri, raccontano di quanto le reti criminali stiano sfruttando la distanza tra la domanda di lavoratori e l’immigrazione regolare nel sudest asiatico. Il documento sottolinea come il numero di persone che si affidano ai contrabbandieri per attraversare le frontiere sia in costante crescita, e come il tentativo di cercare una vita migliore si traduca in una crescente vulnerabilità agli abusi, al traffico e allo sfruttamento.