Cercare il Signore
27 aprile 2015
Un giorno una parola – commento a I Cronache 22, 19
Disponete dunque il vostro cuore e l’anima vostra a cercare il Signore vostro Dio; poi alzatevi e costruite il santuario
(I Cronache 22, 19)
Paolo scrive: «Io non ritengo di averlo già afferrato; ma una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, corro verso la mèta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù»
(Filippesi 3, 13-14)
L’esortazione viene da Davide in un discorso d’addio a suo figlio Salomone e ai capi d’Israele. Secondo il Cronista, Davide non si ritiene degno di costruire un tempio al Signore, perché “ha sparso molto sangue sulla terra” (v.8). Eppure le guerre di Davide sono giudicate dalla Bibbia come necessarie e liberatorie per il popolo e le vittorie sono state celebrate come corrispondenti alla volontà di Dio… e però non si può negare la tragica eredità del sangue sparso! La pace, di cui Salomone porterà il nome, è un lusso che Davide non ha potuto permettersi. Davide sente fino in fondo questo dramma! Nell’umiltà e nel riconoscimento del suo peccato sta la sua grandezza di servo del Signore!
“Disponete il vostro cuore e l’anima vostra a cercare il Signore vostro Dio”. Non viene detto semplicemente “cercate”, ma la frase lunga non è ridondanza retorica. È come se si volesse ricordare che abbiamo gli strumenti per questa ricerca: il cuore e l’anima. Nel “Gran Comandamento” citato da Gesù, si elencano anche “la mente e le forze”. Siamo stati creati con tutto quello che è necessario per vivere, amare, praticare la giustizia, governare la natura, moltiplicare la vita e essere riconoscenti per i doni di Dio.
L’espressione “cercare Dio” è cara a tutta la Bibbia. Nello stesso libro delle Cronache pochi capitoli più avanti si legge, sempre nel lungo discorso di addio di Davide, l’assicurazione “se tu lo cerchi, Egli si farà trovare” (28, 9). Da un lato, la Bibbia afferma l’assoluta indisponibilità di Dio a lasciarsi manipolare dagli uomini, come se fosse un idolo; dall’altro, si afferma in molti modi che Dio si lascia trovare da chi lo cerca, anzi va lui stesso in cerca degli umani finché non li trova. Dio si identifica nell’opera di Gesù, “il Figlio dell’uomo venuto per cercare e salvare ciò che era perduto” (Luca 19, 10).
Che significa “cercare il Signore”? Non c’è una risposta sola a questa domanda, forse si deve parlare della ricerca della felicità, della saggezza, dell’amore, della giustizia, della guarigione dalla sofferenza, della vita di fronte e oltre la morte. L’umanità ha oscillato dal misticismo che negava tutto ciò che è umano per cercare l’assoluto, all’attivismo che sognava di realizzare da subito un mondo migliore.
“Poi alzatevi e costruite il santuario”. Solo dopo la ricerca di Dio si può costruire il tempio che lo rappresenti (ma è lecito rappresentarlo?). Non si può costruirlo prima di aver trovato Dio e capito chi è e cosa vuole, altrimenti il tempio sarà solo un simbolo di ricchezza, dominio, sfoggio di potenza. Il tempio di Salomone sarà infatti soprattutto questo, malgrado i toni umili e la teologia corretta della bellissima preghiera di inaugurazione. Il vero santuario per i cristiani è la croce di Gesù e la tomba vuota, nuda roccia con una pietra sopra, che nasconde l’assoluto impegnandoci a cercarlo. In questa ricerca siamo stati noi cercati e trovati!