Dalle parole ai fatti
15 aprile 2015
Barack Obama avvia l’iter per depennare Cuba dagli “stati canaglia”
Ecco l’immediata azione che trasforma in atto concreto i buoni propositi espressi verbalmente fra strette di mano e flash dei fotografi.
A pochi giorni dal summit delle Americhe di Panama, teatro dello storico colloquio fra il presidente Usa Barack Obama e quello cubano Raul Castro, al termine del quale i due leader si erano mostrati risoluti nel porre fine ad una lunga stagione di gelo, il leader statunitense ha presentato al congresso la documentazione necessaria per escludere Cuba dalla lista dei paesi che fiancheggiano e sostengono il terrorismo. Il parlamento di Washington avrà ora un mese e mezzo per valutare questa opportunità, ma non può interferire nell’iniziativa presidenziale se non presentando una legge specifica, ipotesi questa che appare remota.
Ci eravamo occupati della questione anche dalle pagine di riforma nei giorni scorsi riportando le prese di posizione fra gli altri del Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec) che auspicavano l’inizio di una stagione che avrebbe dovuto condurre ad una normalizzazione delle relazioni fra i due paesi. Le preghiere sono state esaudite. I rapporti sono sostanzialmente interrotti dal 7 febbraio 1962, data in cui entra in vigore il proclama 3447 che introduce il blocco economico unilaterale contro Cuba. Il provvedimento voluto da John Kennedy ampliava le restrizioni già messe in atto dal suo predecessore Eisenhower nel 1960, all’indomani della rivolta dei barbudos sull’isola, e sostanzialmente vietava ogni sorta di scambio commerciale, con sanzioni previste anche a carico di nazioni terze che violavano questa direttiva.
Ora, a 25 anni dalla caduta del muro di Berlino e a 33 anni dall’inserimento di Cuba nell’elenco degli stati che fiancheggiano il terrorismo (era il 1982, amministrazione Reagan) arriva questa importante iniziativa, preambolo per la ripresa di relazioni diplomatiche serie. Nell’elenco degli stati canaglia statunitense rimangono quindi Siria, Sudan e Iran.