Reato di tortura. Una votazione parlamentare che colma trent’anni di vuoto
13 aprile 2015
Approvato il ddl con 244 sì, a pochi giorni dalla sentenza di Strasburgo che ha condannato l’Italia per le violenze alla Diaz durante il G8
La Camera dei Deputati, nella seduta del 9 aprile 2015, ha approvato con alcune modifiche la proposta di legge C. 2168 (già approvata dal Senato della Repubblica) che introduce - dopo trent’anni di vuoto legislativo – nel codice penale italiano il reato di tortura. La proposta dovrà tornare tuttavia al Senato.
Il ddl approvato con 244 sì, 14 no e 50 astenuti (M5Stelle) ha tra i suoi riferimenti principali la convenzione Onu contro la Tortura, firmata (anche dall'Italia), a New York nel 1984. L’iter parlamentare è arrivato a pochi giorni dalla sentenza della Corte di Strasburgo che ha condannato l’Italia per reati di tortura in riferimento ai fatti avvenuti all’interno della scuola Diaz in occasione del G8 di Genova nel 2001.
«A Genova – ha dichiarato all’Agenzia stampa Nev il deputato valdese Luigi Lacquaniti (Pd) al termine della votazione – la protesta sociale di massa, che allora sembrò esaurirsi sotto i colpi dei manganelli e sotto gli idranti delle forze dell’ordine, segnò il declino di un certo modello economico dominante. A distanza di quattordici anni grazie alla sentenza della Corte di Strasburgo stiamo tentando di porre un rimedio, seppur tardivo, introducendo il reato di tortura, finora non contemplato dal nostro Ordinamento. Nonostante qualche incertezza, il provvedimento permetterà d’ora in avanti di punire gli atti di tortura con la reclusione».
Numerosi atti internazionali prevedono che nessuno possa essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti, tuttavia la maggior parte di questi atti si limita a proibire la tortura ma non ne fornisce una specifica definizione.
La discussione alla Camera ha ovviamente spaccato gli schieramenti politici: si è parlato di attacco alla sicurezza nazionale e di intimidazione alle forze dell’ordine nel testo rivisto dalla Camera per la votazione, critiche pesanti sono giunte da parte della lega Nord, da Fratelli d’Italia e da Forza Italia. Così si è espresso il senatore valdese Lucio Malan (FI) sentito dall’Agenzia Nev: «Chi è nelle mani dello Stato va trattato con ogni garanzia, e a Genova nel 2001 in diversi casi ciò non è avvenuto, e le condanne sono arrivate senza bisogno di reato specifico nel codice che, ad esempio, neanche in Germania e Svezia c’è. Oggi rischiamo invece di mettere nelle mani dei delinquenti i carabinieri e i poliziotti, che rischieranno da 5 a 12 anni anche per aver causato ‘sofferenze psicologiche’. Chi toccherà più un delinquente?».
Il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione straordinaria sui diritti umani del Senato, ascoltato dal Nev, ritiene che il testo approvato dalla Camera sia mediocre: «In primo luogo perché ha cancellato il riferimento allo stato di privazione della libertà e alla condizione di minorata difesa che nel testo del Senato erano il necessario corollario della scelta di qualificare la tortura come un reato comune. Ciò nonostante, siccome il meglio è nemico del bene, qualsiasi persona assennata non può astenersi dal votare a favore del pur discutibile e pur limitato testo all’esame della Camera. Pena sarebbe stato l’ennesimo affossamento dell’introduzione del reato di tortura nell’andirivieni parlamentare».
Il testo prevede che quello di tortura sia un reato punibile con la reclusione da 4 a 10 anni e ascrivibile a chiunque «con violenza o minaccia […] intenzionalmente cagiona a una persona a lui affidata» sofferenze fisico-psichiche per «ottenere informazioni o dichiarazioni, per infliggere una punizione, per vincere una resistenza» o «in ragione dell'appartenenza etnica, dell'orientamento sessuale o delle opinioni politiche o religiose».
Nel nuovo testo è prevista anche l'aggravante quando a commettere il reato è proprio un pubblico ufficiale che agisce con abuso di potere o violando i doveri inerenti alla sua funzione.
La legge introduce inoltre il reato di istigazione del pubblico ufficiale (ad altro pubblico ufficiale) a commettere tortura, con una reclusione prevista da 1 a 6 anni. La legge interviene anche su espulsioni, immunità diplomatiche ed estradizioni. Oggi malgrado il testo sia ancora carente in molte sue parti, come ha ricordato il senatore Manconi, l’Italia ha certamente fatto un ulteriore passo di civiltà. Ma dopo quante primavere…