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Chiamati a libertà

Un giorno una parola – commento a Romani 6, 18

Quando ti convertirai al Signore, il tuo Dio farà ritornare i tuoi dalla schiavitù, avrà pietà di te
(Deuteronomio 30, 2.3)

Liberati dal peccato, siete diventati servi della giustizia
(Romani 6, 18)

Liberi e servi. Liberati dal peccato ma servitori di giustizia: un parallelismo antitetico che pone in evidenza la non conciliabilità fra peccato e giustizia. La liberazione dalla schiavitù del peccato porta ad una nuova sottomissione, potremmo dire che si tratta di un cambio di signoria che corrisponde ora al regime della grazia. Una volta compreso il concetto della libertà come liberazione dal peccato - ed è Gesù Cristo che la compie per noi: “Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi” (Galati 5, 1) - la vita non può che essere spesa come servizio a Dio per la realizzazione della sua giustizia.

Non sorprende più allora l’uso paradossale del verbo “diventare servi” per definire la libertà cristiana che resta sempre e comunque una vocazione: “Chiamati a libertà” (Galati 5, 13) che suona anche, alla luce del nostro testo, come “Chiamati alla giustizia”, chiamati ad impegnarsi per la realizzazione della giustizia secondo l’imperativo evangelico: “Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia” (Matteo 6, 33).

Foto "Chain expressing freedom" by Stepph - Own work. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons.