Sfogliando i giornali del 9 aprile
09 aprile 2015
Yemen, gli Stati Uniti accusano l’Iran di sostenere concretamente i ribelli Houthi; in Repubblica Centrafricana è stato firmato un nuovo accordo per fermare gli scontri; Stati Uniti, Obama condanna le terapie di “conversione” di gay e lesbiche; in Messico ogni giorno rimpatri forzati per centinaia di migranti; stabile l’aiuto pubblico allo sviluppo nei paesi Ocse
01 – Yemen, gli Stati Uniti accusano l’Iran di sostenere concretamente i ribelli Houthi
Il segretario di stato statunitense, John Kerry, ha parlato dell’evoluzione del conflitto in Yemen, dopo che l’Iran ha inviato due navi da guerra nel golfo di Aden, dove già si trovano mezzi della marina militare dell’Arabia Saudita. Kerry ha messo in guardia l’Iran per il suo supporto ai ribelli sciiti houthi nello Yemen, avvertendo che gli Stati Uniti «non si tireranno indietro» se la regione sarà destabilizzata, e che sosterranno qualsiasi paese del Medio Oriente che si sentirà minacciato da Teheran. Tuttavia, l’Iran ha negato di offrire sostegno ai ribelli Houthi, dichiarando che le navi inviate nell’area servono per proteggere i mercantili dalla pirateria e chiedendo invece un cessate il fuoco immediato.
02 – Repubblica Centrafricana, firmato un nuovo accordo per fermare gli scontri
Questa mattina a Nairobi è stato sottoscritto un accordo tra gli ex ribelli della coalizione Séléka, che aveva preso il potere nel 2013, e il gruppo di miliziani anti-balaka, per un cessate il fuoco immediato. L’intesa tra le milizie che si rifanno alla minoranza musulmana nel paese e a quelle che si richiamano alla maggioranza cristiana è stata annunciata dal presidente keniano Uhuru Kenyatta.
Già lo scorso gennaio era stato raggiunto un accordo di cessate il fuoco, che comprendeva anche un progetto di amnistia e l’invito a sostituire le autorità transitorie, ma era mancato il riconoscimento da parte del governo di transizione di Bangui, guidato da a Catherine Samba-Panza, perché escluso dai negoziati.
03 – Stati Uniti, Obama condanna le terapie di “conversione” di gay e lesbiche
Il presidente degli Stati Uniti ha condannato le terapie psichiatriche destinate a modificare l’orientamento sessuale dei giovani gay, lesbiche, bisessuali e transgender. In una dichiarazione la Casa Bianca ha comunicato il proprio impegno «per vietare l’uso delle terapie di conversione dei minori, che potrebbero avere effetti devastanti».
Con questo documento il governo degli Stati Uniti ha risposto a una petizione online che ha raccolto 120.000 firme in tre mesi, diffusa in seguito alla morte di Leelah Alcorn, una transgender di 17 anni che si è suicidata a dicembre per il rifiuto dei genitori cristiani di accettare la sua sessualità. Alcorn aveva spiegato di essere stata sottoposta a terapie religiose. Alcuni stati, come la California e il New Jersey, hanno vietato le terapie di conversione sessuale, e quelli più conservatori, come l’Oklahoma, stanno discutendo leggi per impedirne l’interdizione. La Casa Bianca ha specificato che Obama non chiederà di vietare le terapie a livello federale, ma sosterrà gli sforzi per rendere la pratica illegale nei singoli stati.
04 – Messico, ogni giorno rimpatri forzati per centinaia di migranti
Da gennaio a oggi, racconta Misna, il Messico ha rimpatriato forzatamente oltre 25.000 cittadini centroamericani che si trovavano illegalmente sul suo territorio, un numero doppio rispetto a quello dello stesso periodo dello scorso anno.
Gli ultimi numeri sui migranti sono stati diffusi dall’Istituto nazionale della migrazione in per rispondere a una denuncia presentata da funzionari dello stesso organismo, secondo i quali il personale interno di San Fernando, nello stato occidentale di Tamaulipas, avrebbe costretto un gruppo di centroamericani a restare chiuso all’interno di un autobus senza cibo né acqua per 48 ore prima di procedere al loro rimpatrio.
05 – Stabile l’aiuto pubblico allo sviluppo nei paesi Ocse
Nel 2014 l’aiuto pubblico allo sviluppo, costituito dai contributi degli stati industrializzati ai paesi in via di sviluppo, non è cambiato rispetto al 2013 e si è attestato sui 124,3 miliardi di euro.
Il rapporto pubblicato dall’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, sui dati dei paesi del Comitato dell’aiuto allo sviluppo presentato oggi a Bruxelles, parla di «un segno incoraggiante», perché nonostante la crisi che ha colpito i paesi donatori l’importo totale è rimasto invariato.
In Italia, invece, la situazione rimane insoddisfacente: il volume di aiuti è sceso dallo 0,17 allo 0,16% del Pil, lontano dall’obiettivo dello 0,7% che i paesi dell’Unione europea si erano impegnati a raggiungere entro il 2015 e raggiunto soltanto da Svezia, Danimarca, Lussemburgo e Regno Unito.