Meno esecuzioni, ma crescono le condanne a morte nel mondo
03 aprile 2015
L’annuale rapporto di Amnesty International fotografa una situazione ambivalente: si eseguono meno condanne ma crescono le persone che vivono nel braccio della morte
Amnesty come ogni anno fotografa la situazione relativa alle esecuzioni capitali nell’ampio dossier presentato in questi giorni.
Il rapporto sulla pena di morte nel mondo nel 2014 rileva due fenomeni in potenziale contrasto. Da un lato, i paesi che hanno eseguito condanne a morte sono stati 22 - lo stesso numero del 2013.
La pena capitale resta un’eccezione ed è concentrata fondamentalmente in Medio Oriente e Asia: Iran, Iraq e Arabia Saudita con il 72% delle esecuzioni totali. Se fossero noti i dati della Cina, la percentuale salirebbe al 90%. Ma questo paese continua a mantenere il segreto di stato.
Dall’altro, le condanne a morte sono aumentate drasticamente: almeno 2466, il 28% in più rispetto al 2013, a causa soprattutto di Egitto e Nigeria che hanno messo a morte nel tentativo, futile e di corto respiro, di contrastare minacce a sicurezza, instabilità politica e terrorismo. Le condanne a morte nel 2014 sono state 500 più dell’anno precedente.
Le esecuzioni di cui Amnesty International è venuta a conoscenza, ovvero quelle rese note dalle autorità, sono state 607 - 22% in meno rispetto al 2013 - ad esclusione della Cina che va in controtendenza e che da sola esegue più condanne a morte che il resto del mondo.
Il secondo paese al mondo per esecuzioni, l’Iran, ne ha ammesse 289, ma secondo fonti attendibili sarebbero 743, una media di due al giorno.
L’elenco dei cinque principali esecutori di condanne a morte si completa con l’Arabia Saudita (almeno 90 esecuzioni), l’Iraq (almeno 61) e gli Usa (35). Il Pakistan ha ripreso le esecuzioni dopo l’orribile attacco dei talebani contro una scuola di Peshawar.
L’uso della pena di morte è sempre più limitato nell’Africa subsahariana, dove solo tre stati (Guinea Equatoriale, Somalia e Sudan) hanno eseguito sentenze capitali.
Quanto all’Europa, la Bielorussia si conferma l’unico paese a eseguire condanne a morte con almeno tre fucilazioni, dopo 24 mesi senza esecuzioni.
In Cina, il governo ha usato la pena di morte come strumento punitivo nella campagna denominata "Colpire duro", lanciata contro la rivolta della Regione autonoma uigura dello Xinjiang.
L'area del Pacifico ha continuato a essere l'unica zona del mondo virtualmente libera dalla pena di morte, sebbene i governi di Papua Nuova Guinea e di Kiribati abbiano preso provvedimenti per, rispettivamente, riprendere le esecuzioni o introdurre la pena di morte.