Nuova luce su Dag Hammarskjöld
25 marzo 2015
Rubrica «Parliamone insieme» della trasmissione di Radiouno «Culto evangelico» curata dalla Fcei, andata in onda domenica 22 marzo
Care ascoltatrici e ascoltatori, questa settimana è apparsa una notizia che probabilmente solo in pochi avranno notato. Le Nazioni Unite hanno infatti istituito una Commissione indipendente per esaminare nuove informazioni riguardanti la morte di Dag Hammarskjöld, il segretario generale dell’Onu perito nel 1961 in un incidente aereo dalla dinamica mai veramente chiarita – tanto da lasciare aperta l’ipotesi di un attentato e quindi di un omicidio politico.
Perché tanta attenzione per questa notizia? Perché Dag Hammarskjöld oltre a essere un diplomatico svedese che guidò le Nazioni Unite dal 1954 al 1961 fu anche un uomo dalla profonda fede evangelica. Una fede mai esibita, scoperta solo dopo la morte, quando fu trovato il suo diario il cui tema principale era costituito – per usare le sue stesse parole – «dal mio commercio con me stesso e con Dio».
Molti si stupirono di scoprire che una persona con un così alto incarico e immersa nel pieno delle crisi internazionali – dovette affrontare quella di Suez nel 1956 e quella del Congo nel 1960 – avesse una vita spirituale tanto intensa. Se però si accostano le date del diario a quelle degli eventi del tempo in cui fu alla guida dell’Onu, si può tracciare con chiarezza la figura di un credente che esprimeva la sua fede non tanto a parole ma con un concreto impegno civile, inteso come vocazione al servizio dell’umanità e alla pace. Quella che perseguì non fu una diplomazia dei rapporti di forza, quanto piuttosto una «diplomazia della riconciliazione», motivo per il quale gli venne assegnato, postumo, il premio Nobel per la pace. E per cui, probabilmente, perse la vita il 18 settembre del 1961, quando l’aereo su cui volava precipitò. Non si sa se per un incidente o un sabotaggio: vedremo se la Commissione appena istituita sarà in grado di fare nuova luce su quel tragico evento.
Un esempio della spiritualità di Hammarskjöld è la Stanza del silenzio che istituì nella sede dell’Onu a New York. Come egli stesso spiegava, in un palazzo «tutto dedicato al lavoro e al dibattito, doveva esistere una stanza dedicata al silenzio, nel senso esteriore, e alla quiete, nel senso interiore» (...), un luogo aperto a gente di ogni fede e privo di qualsiasi simbolo, perché – diceva Hammarskjöld – «è compito di chi vi entra riempire il vuoto con ciò che trova al centro della propria quiete interiore». Oggi, anche in molti ospedali italiani, ispirandosi proprio all’idea di Hammarskjöld, è stata istituita proprio una Stanza del silenzio come luogo di raccoglimento per fedeli di diverse religioni. Per chi poi volesse approfondire, c’è in italiano la biografia scritta da Franco Giampiccoli e intitolata Dag Hammarskjöld. Un credente alla guida dell’Onu. Un uomo di pace, un servitore dell’umanità e di Dio; un esempio raro di credente in un mondo in cui la religione in politica è spesso al servizio di ideologie violente e crudeli.