Cronache dalla chiesa prossima ventura – terza parte
19 marzo 2015
Le nuove sfide e il confronto con la realtà
D’amore e di verità. Questo è stato il tema della predicazione che ha aperto la seconda giornata del raduno “Next Church”. Dire la verità anche quando è scomoda, e dirla nell’amore: non è un equilibrio da raggiungere, ma una destinazione cui tendere, come ha annunciato il pastore Brian Ellison. Evitare di dire la verità e sostituirla con il silenzio ci fa diventare “Nessuno” piuttosto che “Un corpo solo” quale dovrebbe essere la chiesa (in Inglese il gioco di parole fra “Nobody” e “One body” rende molto meglio). Durante il culto abbiamo anche stracciato le catene di paura che erano state costruite ieri; i pezzi sono stati gelosamente conservati, forse domani li utilizzeremo ancora per qualcos’altro.
Ve ne sono state già ieri e oggi durante l’incontro si è fatto nuovamente spazio per alcune testimonianze. Persone provenienti dai quattro angoli degli USA hanno raccontato (brevemente e in modo multimediale) un’esperienza personale in cui la chiesa di cui fanno parte ha provato a fare qualcosa di nuovo e mai tentato prima: aprirsi alla comunità civile con un progetto di laboratori artistici, collaborare con altre chiese della città su un tema concreto e locale (destinare un area pubblica per aprire un albergo di lusso, come chiedeva una società, o per un rifugio per i senzatetto, come nei progetti di chiese e associazioni no-profit). La cosa interessante di queste testimonianze è che non si risolvono in un’autopacca sulla spalla, un dirsi addosso: “guardate come siamo bravi!”; due persone interloquiscono con chi ha presentato la testimonianza ponendo domande e sottolineando quelli che secondo loro sono stati i punti deboli.
Vi è stato un intervento del presidente del fondo pensioni della Chiesa Presbiteriana; quello che poteva essere un discorso tecnico e potenzialmente soporifero si è invece dimostrato interessante ed è stato un’ulteriore dimostrazione del pragmatismo Statunitense che mi trova molto spesso (ma non sempre) d’accordo. É bello parlare di una “Nuova Chiesa”, avere visioni per il futuro, ma queste devono sempre e necessariamente fare i conti con la realtà. Nuovi ministeri? Un nuovo servizio che si offre alla società civile e non solo centrato sulla chiesa? Bellissimo, ma chi paga le pensioni per queste persone? Il presidente ha quindi citato il fatto che il fondo pensioni si sta attrezzando per far fronte ai nuovi ministeri, su come aiutarli e su come renderli sostenibili anche economicamente nel lungo periodo.
Nel pomeriggio, uscita sul campo: affrontando il vento di Chicago siamo andati in una vicina chiesa Luterana dove la pastora Emily Heitzman ci ha parlato del suo “ministero condiviso”. Consacrata pastora Presbiteriana, lavora per tre chiese Luterane che hanno deciso di unire i loro sforzi (e i loro e le loro giovani) creando una rete che va oltre la singola comunità locale. Il risultato è stato superiore alle aspettative, tanto che anche giovani di altre fedi partecipano agli incontri di un gruppo che pur essendo autenticamente protestante, è sentito come parte della vita dell’intero quartiere. Le chiese in zona hanno anche altre iniziative fuori dalle mura dei locali di culto, come l’iniziativa “God talk on tap”, discussioni teologiche trasferite dai locali ecclesiastici ai luoghi più graditi ad un pubblico giovane, come pub e birrerie; ad uno di questi piacevoli (e piuttosto frequentati) incontri ho anche avuto occasione di partecipare assieme alla pastora Di Carlo, discutendo di Cristianesimo e violenza davanti a una birra con un considerevole gruppo di persone di varie età.
Durante la seduta serale abbiamo ricevuto (via Twitter, naturalmente) la notizia che con il voto favorevole della metà più uno dei Presbiteri (grossomodo l’equivalente dei Distretti delle nostre chiese) la Chiesa Presbiteriana degli Stati Uniti accoglie un emendamento nel suo libro delle discipline con il quale si riconoscono i matrimoni fra persone dello stesso sesso.
A domani per nuove notizie dalla “Prossima Chiesa”.