Un pastore preoccupato delle sue pecore
16 febbraio 2015
Un giorno una parola- commento a Ezechiele 34, 12
Come un pastore va in cerca del suo gregge il giorno che si trova in mezzo alle sue pecore disperse, così io andrò in cerca delle mie pecore
(Ezechiele 34, 12)
Abbiate pietà di quelli che sono nel dubbio
(Giuda 22)
Quella del pastore è una metafora del governare, per cui può essere estesa anche a Dio che governa il suo popolo, come accade in questa profezia. Però la profezia di Ezechiele non si limita a questo oracolo, ma è inserita in una serie di oracoli dove la medesima metafora pastorale è applicata alla casa regnante. Ezechiele accusa di avidità i re che si sono succeduti sul trono di Davide e Salomone. Il compito di ogni buon governante sarebbe la giustizia, ma essi si sono dedicati al loro tornaconto. Il risultato finale di tanta ingiustizia ed incuria è il paesaggio devastato e la dispersione del popolo in una immagine di desolazione e paura.
Ma Ezechiele guarda al futuro, anzi, guarda al Signore, e lo vede in mezzo allo scempio causato da tanto egoismo, come un pastore preoccupato solo delle sue pecore: «Io cercherò la perduta, ricondurrò la smarrita, fascerò la ferita, rafforzerò la malata, ma distruggerò la grassa e la forte: io le pascerò con giustizia» (34, 16). Dio farà lui stesso quello che i pastori non hanno fatto, suscitando in noi l’immagine e il sentimento del salmista «Quand’anche camminassi nella valle dell’ombra della morte, io non temerei alcun male, perché tu sei con me» (Salmo 23, 4), quella serena calma di chi è certo di essere finalmente in mani affidabili.
I vangeli hanno visto la realizzazione di questa profezia nel Signore Gesù. Egli «Vedendo le folle, ne ebbe compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore» (Matteo 9, 36); «Tutti quelli che sono venuti prima di me, sono stati ladri e briganti… Io sono il buon pastore; il buon pastore dà la sua vita per le pecore» (Giovanni 10, 8;11) restituendoci quella serenità di cui abbiamo bisogno per prosperare come popolo.
Padre e Signore, ci è stato dato di vivere in un tempo difficile, del quale sappiamo essere anche in parte responsabili; abbi misericordia di noi, ristabiliscici, cura le nostre ferite, dacci una nuova pastura di sobrietà e solidarietà, e permetti che il gregge venga di nuovo raccolto in legami di fraternità.