Riconoscere il vero Dio
12 febbraio 2015
Un giorno una parola – commento a Salmo 100, 3
Riconoscete che il Signore è Dio
(Salmo 100, 3)
Il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato intelligenza per conoscere colui che è il Vero
(I Giovanni 5, 20)
Può sembrare ovvia l’esortazione a riconoscere che il “Signore” è “Dio”. Siamo abituati a ritenere i due termni sinonimi per cui chiamarlo “Dio” o “Signore” non genera alcuna confusione. Non abbiamo alcun dubbio che il “Signore” è “Dio”! Ma l’affermazione del Salmista contiene un messaggio specifico. La parola tradotta “Signore” corrisponde al tetragramma ebraico nel quale si ravvisa il nome di Dio, YHWH. È YHWH, il Dio che si è rivelato a Israele e nel quale la cristianità crede. Non è una semplice esortazione alla fede. La precisazione del Salmista va nel senso di accogliere “quel” Dio! , non una divinità qualsiasi, non uno dei tanti idoli adorati nell’antichità.
“Riconoscete che il Signore è Dio” - poi il versetto prosegue - “è lui che ci ha fatti, e noi siamo suoi; siamo suo popolo e gregge di cui ha cura”.
Si tratta della vocazione rivolta da Dio a Israele a essere suo popolo e gregge del suo pascolo. Proprio quel Dio, identificato nel Nuovo Testamento con gli attributi “vivente e vero” (1 Ts. 1:9) liberò Israele dalla schiavutù e lo condusse nella traversata nel deserto come un pastore guida il suo gregge.
In virtù dell’opera salvifica di Cristo, Dio ci ha reso il suo nuovo popolo eletto e si propone come nostro pastore. Il messaggio che il Salmista propone anche a noi, credenti del nostro tempo, è credere nel Dio vivente e vero! Credere in Colui che come in passato liberò Israele dalla schiavitù così può liberare ora ogni individuo dalla schiavitù morale di cui per natura siamo eredi. Come si prese cura dell’antico Israele sostenendolo nel suo viaggio, così il Signore si può ancora prendere cura di noi. Quale suo nuovo popolo, assiste la chiesa, sostenendola nel suo percorso.