Precari della provincia «Perché a Milano sì e Torino no?»
09 febbraio 2015
Con il passaggio da provincia a Città Metropolitana, ci sono stati 22 esuberi di dipendenti precari. Una cosa simile è successa a Milano, ma lì sono stati riassunti
Con la riforma iniziata dal Governo Monti e poi conclusa con la legge Del Rio che ha sancito il passaggio di dieci province in città Metropolitane, i tagli e i risparmi hanno colpito soprattutto i lavoratori e in particolar modo i precari.
Dal primo gennaio 22 precari ex dipendenti della Provincia di Torino, con contratti più che altro a tempo determinato, non hanno visto rinnovare il loro contratto e da oltre un mese sono senza stipendio. Lavorano in settori come centri per l’impiego, ambiente, agricoltura, formazione professionale, e la loro sorte è comune ad altri duemila precari delle altre Province italiane. Speravano che, con la trasformazione in Città metropolitana, potessero aprirsi i percorsi per la loro stabilizzazione, ma al momento non è così scontato. Da metà gennaio per protestare e chiedere di essere riassunti hanno anche iniziato uno sciopero della fame pur di far sentire la loro voce e richiamare l'attenzione sulla loro situazione.
«E' stata la prima volta che ho affrontato uno sciopero della fame – racconta Michele Siani. E' durato sei giorni e insieme agli altri miei colleghi, ai sindacati e anche a qualche collega a tempo indeterminato che ci ha seguito per solidarietà abbiamo attirato l'attenzione dei media e dei mezzi di informazione».
Michele Siani è uno dei 22 precari che dopo oltre dieci anni di servizio in provincia di Torino non ha visto rinnovato il suo contratto. Nel decreto del governo “Milleproroghe” era prevista una norma che consentisse la proroga dei precari delle province italiane fermo restando il rispetto del patto di Stabilità dell'ente. La provincia di Torino però al 31 dicembre 2014 sforava il patto di Stabilità e questa è la ragione per cui i precari non sono ancora stati riassunti.
«La particolarità della nostra situazione – continua Siani – è che anche la provincia di Milano non ha rispettato il Patto di stabilità, ma in quel caso, il sindaco di Milano e presidente della città Metropolitana Giuliano Pisapia con un notevole atto politico ha scelto ugualmente di rinnovare i contratti scaduti ai dipendenti precari. Noi chiediamo a Fassino di fare la stessa cosa».
La vicenda dei precari della provincia di Torino ha avuto grande eco sui giornali, in televisione e nell'opinione pubblica. Il 12 gennaio il vescovo di Torino Cesare Nosiglia, vescovo ha portato la sua solidarietà al presidio che i lavoratori avevano allestito davanti a Palazzo di Città per chiedere la deroga al Patto di Stabilità che ancora oggi non si vede.
«Chiediamo al sindaco metropolitano Fassino di impegnarsi per pretendere dal governo la deroga alle sanzioni per il mancato rispetto del Patto di Stabilità, proprio come ha fatto Pisapia. Perché Milano può farlo e Torino no? Quella di Pisapia è stata una volontà politica ed è quello che chiediamo anche a Fassino. Io lavoravo in un ufficio amministrativo che curava le pratiche per erogare ogni giorno dieci mila euro di contributi europei agli agricoltori professionisti della provincia. Era un lavoro importante che portava contributi e risorse sul territorio. Ora quel lavoro non lo fa più nessuno. Altri miei colleghi lavorano ai centri per l'impiego e ora beffardamente sono senza lavoro».
I lavoratori hanno interrotto lo sciopero della fame quando hanno ricevuto la solidarietà di colleghi di altre provincie italiane – come a Milano o a Firenze, dove sono stati in sciopero della fame per tre giorni.