Teniamoci stretti
22 gennaio 2015
Il perdono è non essere prigionieri degli errori del giorno precedente
«L’islamismo radicale è un problema innanzitutto per l’islam: uccide una enorme quantità di musulmani, attacca i cristiani d’oriente. Per quanto riguarda l’ebraismo, si tratta del nemico che li ossessiona. Non ne faccio dunque un tutt’uno, in Francia non ci sono problemi con l’islam istituzionale». Sono parole del Gran Rabbino di Francia, Haim Korsia, che in una lunga intervista rilasciata a Le Figaro ha ribadito con fermezza che «Contro la paura, bisogna passare all’azione».
Pur dichiarando di trovarsi in difficoltà di fronte a coloro che gli chiedono il perché di quello che è successo in Francia a inizio gennaio - «Mi trovo nell’incapacità di spiegare l'inspiegabile...» - ha le idee chiare. «Dobbiamo costruire una sicurezza all’altezza della minaccia odierna, e andare verso una nuova cultura di vigilanza. Se tutti ci proteggiamo l’un l'altro, si crea una cultura di vigilanza collettiva». Non limitando il discorso allo specifico francese viene immediato il pensiero che è questo il momento in cui bisogna stare vicini, non perdere la speranza.
Essere minoranza in un paese come l’Italia è questione forse più complessa di quello che si potrebbe pensare, e nei momenti difficili è necessario essere capaci di proteggersi l’un l’altro. Bisogna iniziare subito. Iniziare a conoscersi meglio, saper difendere gli uni i principi degli altri, imparare a convivere accettando di non essere uguali, a volte neppure simili.
Il rabbino Korsia ha anche detto che «Se si inizia a dire ‘libertà di stampa, ma’, quel ‘ma’ è colpevole. Non ci sono ‘ma’. Libertà di espressione e libertà di stampa sono due fondamenti della nostra democrazia». E ricordato un versetto che dice che «Dio rinnova ogni giorno la creazione del mondo». Aggiungendo: «Oggi non è il seguito del giorno precedente. È questo il perdono: non essere prigionieri degli errori del giorno precedente, essere in grado di inventare un mondo nuovo, reinventare i nostre rapporti umani e sociali. Questo è quello di cui ha bisogno oggi la Francia». E tutti noi.