L’acqua, bene necessario
22 gennaio 2015
Un giorno una parola – commento a Deuteronomio 8, 7
Il Signore, il tuo Dio, sta per farti entrare in un buon paese: paese di corsi d’acqua, di laghi e di sorgenti che nascono nelle valli e nei monti.
(Deuteronomio 8, 7)
Poi mi mostrò il fiume dell’acqua della vita, limpido come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell’Agnello. In mezzo alla piazza della città e sulle due rive del fiume stava l’albero della vita. Esso dà dodici raccolti all’anno, porta il suo frutto ogni mese e le foglie dell’albero sono per la guarigione delle nazioni.
(Apocalisse 22, 1-2)
In questi ultimi anni abbiamo parlato molto di acqua, bene universale e necessario, e del fatto che dipendiamo dal suo continuo ciclo. Di conseguenza l’acqua e la sua distribuzione sono un diritto che deve essere tutelato e difeso in ogni sede amministrativa, economica e politica, e anche in sede religiosa ed ecumenica. A proposito: quand’è l’ultima volta che ti sei impegnato perché abbiano acqua da bere anche i minimi della Terra?
Detto questo, vorrei aggiungere due osservazioni di tutt’altro genere.
La prima: il mio paese è pieno di corsi e specchi d’acqua: alcuni sono conosciuti in tutto il mondo, altri sono poco noti, come l’Angrogna con le sue piccole cascate e le conche cristalline dai nomi strani, piene di fate e di vecchi racconti, che gorgoglia fra massi immensi e ponti romantici prima di finire nel Pellice; come il torrente di Rio nell’isola d’Elba, che nasce in un lavatoio medievale, scorre in una valle dove un tempo giravano ventidue mulini, e si getta in mare sotto una torre del Cinquecento. Qual è il tuo fiume preferito? Ringrazia Dio per quello.
L’altra: il mio paese, il mio mondo, è anche fatto di libri e l’acqua non manca. Alcuni corsi d’acqua mi sono rimasti impressi nella memoria per averne letto in un libro: sono molti, da quelli mitologici, a quelli delle antiche civiltà che hanno popolato i miei studi, a quelli della Bibbia, che anche è piena di ‘storie d’acqua’, a quelli della nostra letteratura, da Francesco d’Assisi al Petrarca, a tanti altri. Ringrazio Dio perché mi ha fatto entrare anche in questo mondo: è un patrimonio che vive dentro di me, senza il quale io non sarei io. E tu?