I dipendenti dell'Asl To3 sono in agitazione
21 gennaio 2015
La situazione si inserisce in un quadro difficile per la sanità piemontese
La situazione della sanità, soprattutto nei Pronto Soccorso, è grave in tutta Italia e non è un problema solo piemontese: tradizionali difficoltà organizzative e burocratiche, ma soprattutto un surplus di lavoro per i dipendenti sempre in minor numero rispetto al necessario. Il risultato sono ore di attesa prima di un ricovero, corsie strapiene, barelle lungo i corridoi e ambulanze ferme.
«La situazione è grave in particolare nelle grandi città, come Roma, Lecce, Genova, Bologna. La mancanza di personale cronica fa sì che la situazione sia ogni anno la stessa», ha dichiarato all'Ansa Costantino Troise, segretario Anaao Assomed, sindacato che riunisce i dirigenti medici.
Ma rimaniamo in Piemonte. Sabato 17 gennaio al Pronto Soccorso di Susa i posti letto erano tutti occupati e circa trenta pazienti in attesa di essere ricoverati si sono accampati lungo i corridoi. Una situazione dovuta alla mancanza di medici e che ha provocato le proteste di malati, familiari e del personale. Il recente taglio nei reparti di Ortopedia e Chirurgia non agevola le cose (nove posti letto in meno dopo il trasloco nella nuova ala). Ieri l'assessore Saitta ha incontrato i sindaci della Val Susa ribadendo che l'ospedale di Susa non verrà chiuso. Oggi l'assessore sarà a Roma a discutere proprio la riforma ospedaliera.
Una situazione difficile anche nell'Asl To3, dove le organizzazioni sindacali di Cgil Cisl e Uil dopo l'incontro di lunedì 19 gennaio a Collegno con la Direzione aziendale, hanno dichiarato «lo stato di agitazione di tutto il personale dell'Asl, in quanto le risposte organizzative adottate dall'azienda, in conseguenza dell'attuale situazione di criticità sanitaria, sono ritenute superflue ed insoddisfacenti – dichiara Marina Maglio, delegata Cgil – Riteniamo che motivare le inefficienze organizzative con il blocco del turnover o con la crisi economica attuale, non sia ammissibile».
«Tutto il peso dell'attività assistenziale – scrivono in un comunicato dei sindacati di medici e infermieri - ricade sulle spalle dei lavoratori che sono ormai trincerati nei reparti. Ridurre le attività chirurgiche di elezione per sopperire alle lacune organizzative e strutturali presenti nei Dea, è un'iniziativa inefficiente, in quanto porterà alla “morte delle Chirurgie” e all'allungamento delle liste d'attesa».
I sindacati ribadiscono che «il territorio ha già dovuto pagare un conto salato riconvertendo strutture come Avigliana, Torre Pellice, Pomaretto, Venaria e Giaveno» e che dalla Regione erano stati promessi «130 posti letto di continuità assistenziale ma al momento ne sono stati attivati solo 50 (Giaveno e Torre Pellice)».
L'assessore regionale ieri ha replicato invitando i sindacati alla prudenza.
Le prime iniziative in programma sono i presidi di martedì 20 gennaio al pronto Soccorso di Rivoli e giovedì 22 gennaio davanti al pronto Soccorso di Pinerolo.