Ricerca e consulta tutti gli articoli fino a luglio 2023

Questo archivio raccoglie articoli storici del nostro sito, conservando una preziosa testimonianza delle notizie e degli eventi passati.
Come utilizzare il modulo di ricerca
Il nostro modulo di ricerca è uno strumento potente che ti permette di esplorare l'archivio in modo facile e intuitivo. Puoi cercare gli articoli utilizzando diversi criteri:
  • Inserisci parole chiave o frasi specifiche per trovare articoli che trattano gli argomenti di tuo interesse.
  • Se stai cercando articoli scritti da un autore specifico, puoi inserire il suo nome per visualizzare tutte le sue pubblicazioni presenti nell'archivio.

Sfogliando i giornali del 12 gennaio

Le cinque notizie di oggi da sapere: le misure di sicurezza in Francia, gli attentati in Nigeria, le sei persone uccise in Cina dalla polizia, le proteste ad Haiti, i rischi per il processo di pace nel Donbass in Ucraina

01 – Attenzione in Francia per i “luoghi sensibili” sul territorio

«La minaccia è ancora presente»: con queste parole il primo ministro francese Valls e il ministro della difesa Le Drian hanno annunciato la decisione di schierare circa diecimila agenti delle forze di sicurezza nei luoghi ritenuti più sensibili in tutto il territorio del paese. In particolare, il governo ritiene che il rischio maggiore in questo momento sia corso dalle scuole ebraiche nel paese, e circa cinquemila agenti di polizia saranno destinati a strutture di questo tipo. Secondo Bbc, i quasi due milioni di persone che ieri hanno deciso di scendere in piazza per mostrare la loro unità hanno in realtà voluto sottolineare la pluralità della società francese, un tratto che si temeva potesse venire meno dopo i fatti della settimana scorsa, in cui 17 persone hanno perso la vita tra l’attacco alla redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo, la sparatoria di Mountrouge e la crisi degli ostaggi in un supermercato kosher nell’area di Port de Vincennes.

02 – Nuovi attentati in Nigeria

Due esplosioni hanno colpito ieri un mercato di accessori telefonici nella città di Potiskum, nello stato di Yobe, nel nordest della Nigeria. Come già accaduto con l’attentato di Maiduguri del 9 gennaio, i testimoni raccontano che due bambine si sono fatte saltare in aria in un mercato, uccidendo almeno quattro persone e ferendone 26. The Guardian sottolinea come l’attentato, pur non essendo stato rivendicato, abbia la firma di Boko Haram, e il fatto che sia avvenuto nell’area più colpita da questo genere di attacchi rafforza la convinzione a proposito delle responsabilità. Intanto continuano a mancare precise informazioni sul massacro di Baga, sul lago Ciad, dove uomini, donne e bambini sono stati sterminati e dove i soldati che dovevano difendere la città hanno deciso di fuggire. Secondo le testimonianze dei sopravvissuti le vittime sono circa 2.000, come temuto e poi smentito nella giornata di giovedì 8 gennaio.

03 – Nello Xinjiang la polizia uccide sei persone sospettate di voler compiere un attentato

Le autorità cinesi hanno annunciato l’uccisione di 6 persone nella prefettura di Kashgar, nella regione autonoma dello Xinjiang. I sei, membri della minoranza musulmana uigura che vive nella regione, erano sospettati di voler far esplodere una bomba nei pressi del distretto commerciale della città di Shule. Si tratta di un evento che conferma una tensione crescente in un’area ormai militarizzata, e che si trova al centro di un’escalation di violenza e di attentati che rende sempre più complessa la convivenza tra la minoranza uigura e i cinesi di etnia Han. Secondo Pechino i separatisti uiguri sono ispirati e supportati dai gruppi jihadisti dell’Asia centrale, mentre alcune organizzazioni internazionali per i diritti umani ritengono che le violenze degli ultimi mesi siano una reazione alla sistematica repressione cinese nei territori di confine. Le frammentarie informazioni provenienti dalla regione raccontano di centinaia di arresti e di dozzine di uccisioni nelle ultime settimane.

04 – Haiti, continuano le proteste a cinque anni dal terremoto

Ricorrono oggi i cinque anni dal terremoto di Haiti, che causò circa 230.000 vittime e a cui seguì un’epidemia di colera. Nell’isola, racconta La Stampa, sono state rimosse le macerie e ricostruite numerose strutture, ma 80.000 persone vivono ancora nei campi campi profughi, soprattutto sulle colline intorno a Port-au-Prince, e due persone su tre non hanno accesso ai bagni pubblici, con devastanti conseguenze sulle condizioni igieniche e sanitarie. Per questo, e non solo, continuano le proteste contro il governo del presidente Michel Martelly, e tra ieri e oggi ci sono stati scontri tra manifestanti e polizia. Una parte significativa della popolazione chiede le dimissioni del presidente e la convocazione di nuove elezioni, visto che è dal 2011 che gli abitanti dell’isola centroamericana aspettano di andare alle urne. Alla mezzanotte di oggi, intanto, scade il mandato del parlamento, ma il presidente Martelly sembra intenzionato a governare per decreto e protrarre il suo mandato in modo indefinito, anziché convocare le elezioni.

05 – Ucraina, a rischio il vertice di Astana per la pace nel Donbass

Si allontana, almeno in termini temporali, l’ipotesi di un trattato di pace nell’est dell’Ucraina: il vertice tra i rappresentanti di Francia, Germania, Russia e Ucraina previsto per domenica 18 gennaio ad Astana, in Kazakhstan, probabilmente non avrà luogo. La causa va ricercata, secondo la cancelliera tedesca Angela Merkel, nelle nuove violenze di questo fine settimana nella regione separatista del Donbass. Il governo tedesco ha infatti annunciato che non parteciperà al vertice e non ne proporrà altri finché la Russia non deciderà di mettere in atto un piano preliminare per il cessate il fuoco. Il presidente ucraino, Petro Poroshenko, ha ammesso che negli ultimi giorni il conflitto sta vivendo una «drastica escalation», e che un accordo di pace potrebbe giovare sia all’Ucraina che alla Russia. In particolare, Mosca ha bisogno di porre fine alle sanzioni economiche europee e statunitensi, che stanno spingendo verso il basso l’economica del paese, ma al tempo stesso Vladimir Putin ha negato il coinvolgimento russo nel conflitto, accusando invece Kiev di aver fallito nell’implementazione degli accordi di Minsk sulla demilitarizzazione della regione.

Foto „Port Au Prince, Haiti (7664274188)“ von Alex Proimos from Sydney, Australia - Port Au Prince, Haiti Uploaded by russavia. Lizenziert unter CC BY 2.0 über Wikimedia Commons.