Mettiti in cammino
08 gennaio 2015
Un giorno una parola – commento a Geremia 1, 17
Tu dunque, cingiti i fianchi, alzati, e di' loro tutto quello che io ti comanderò.
(Geremia 1, 17)
Noi non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù quale Signore.
(II Corinzi 4, 5)
“Cingiti i fianchi”: espressione antica per dire: “mettiti in cammino”. Oggi diremmo: “allacciati la cintura”, preludio ad un viaggio pericoloso, insicuro e forse lungo. Come quello dell’Esodo, iniziato nella notte della Pasqua, quando gli ebrei mangiarono l'agnello con “i fianchi cinti, i calzari ai piedi, il bastone in mano” (Esodo 12, 11), pronti alla fuga dalla schiavitù alla libertà, verso una terra promessa che stava al di là del Mar Rosso e del deserto.
Analogamente la predicazione, intesa in senso lato, quale parola e testimonianza di ogni singolo credente, è un percorso che ha un inizio. Potremmo dire che è l'avventura della fede, vissuta non nell'intimo della propria coscienza, ma in relazione al mondo che ci circonda; un percorso lungo, difficile, accidentato, dove non mancano momenti di sconforto e di dubbio e talvolta, come purtroppo sappiamo, di ostilità tanto feroce da condurre perfino alla morte.
Ma “noi non predichiamo noi stessi”, dice l'apostolo. Se così fosse, la nostra sarebbe una parola fra le tante; magari interessante, ma provvisoria. “Cristo Gesù quale Signore” è qualcosa di molto più vasto, profondo e inquietante. Allude a un mondo nuovo e a una nuova umanità, il cui fondamento è nell’amore di Dio. Una luce che illumina le nostre oscurità e che ci dà la forza di resistere, lottare e sperare.