Sfogliando i giornali del 29 dicembre
29 dicembre 2014
Le cinque notizie di oggi da sapere: nuove rivelazioni sul Datagate, le inondazioni in Malesia e Thailandia, le aperture del presidente siriano Bashar Assad, i colloqui tra coree, la sorte dei tre gioralisti di Al Jazeera in Egitto
01 – Datagate, nuove rivelazioni nel fine settimana: si allarga la rete di persone intercettate dalla Nsa
Le ultime rivelazioni pubblicate dal New York Daily News portano nuovamente al centro del dibattito i comportamenti della National security agency, già messa a nudo dalle rivelazioni dell’ex analista Edward Snowden l’anno scorso. Nei documenti diffusi dalla stessa Nsa alla vigilia di natale, in seguito a una richiesta della American Civil Liberties Union, emerge un uso privato degli strumenti di controllo delle comunicazioni durato circa 12 anni. Non solo sospetti terroristi o importanti esponenti politici internazionali, quindi: gli analisti della Nsa tenevano sotto controllo anche le proprie mogli o mariti, o altre persone che non avevano nulla a che fare con la sicurezza nazionale americana ma una non definita utilità per scopi privati. Si tratta di un sistema talmente diffuso da aver ottenuto anche uno specifico, per quanto informale, nome in codice: Loveint, intelligence d'amore. Secondo Patrick Toomey, uno degli avvocati dell’Aclu, «queste attività erano segrete e estranee a qualsivoglia forma di supervisione legislativa o giudiziale».
02 – 24 morti e oltre 200.000 sfollati per le inondazioni in Malesia e Thailandia
È salito a 24 il conteggio delle vittime causate dalla peggiore inondazione monsonica degli ultimi decenni in Malesia e Thailandia. I due paesi, colpiti nel fine settimana, stanno registrando oltre 200.000 sfollati, di cui 160.000 in Malesia, in particolare sulla costa orientale nello stato del Kelantan. Le piogge e i venti più forti del solito hanno aggravato la situazione già a rischio a causa della stagione dei monsoni, e sin da ieri numerose squadre di salvataggio sono al lavoro per distribuire cibo e beni di prima necessità alle persone rifugiate nei centri di accoglienza. Secondo The Guardian, non mancano le polemiche sulla lentezza dei soccorsi allestiti dal governo malese, anche perché il Kelantan, uno degli stati più poveri del paese, è guidato dal partito di opposizione nazionalista islamico Pas, e la contrapposizione politica potrebbe aver rallentato le operazioni.
03 – Assad apre alle opposizioni, il 20 gennaio a Mosca potrebbero partire nuovi negoziati
Nel fine settimana il presidente siriano Bashar Assad ha accettato la proposta formulata dalla Russia per un incontro a Mosca con i gruppi di opposizione sostenuti dall’Occidente. Il 20 gennaio, quindi, nella capitale russa si potrebbe aprire un nuovo negoziato informale che, nelle intenzioni dei proponenti, dovrebbe cancellare i fallimenti degli incontri di Ginevra. Assad ha affermato di volere una transizione politica, ma le opposizioni filo occidentali potrebbero cercare di far saltare il banco affermando ancora una volta la loro contrarietà a un governo di unità nazionale guidato dallo stesso presidente Assad. Tuttavia, il pesante arretramento militare dell’Esercito siriano libero, schiacciato dalle truppe di Damasco e dall’Isis, e la perdita di consenso dei leader dell’opposizione in esilio a Londra, potrebbero portare i governi occidentali ad un cambio di strategia. Ancora una volta, secondo Il Manifesto, diventano centrali le possibili concessioni di Assad nel caso di una mediazione gestita dall’Iran di Hassan Rouani.
04 – La Corea del Sud propone di riprendere i colloqui per la riunificazione con il Nord
Potrebbe riprendere il dialogo tra Corea del Nord e Corea del Sud per una riunificazione della penisola. Ryoo Kihl-jae, il ministro dell’Unificazione di Seoul, ha infatti proposto nuovi colloqui ad alto livello per provare a riaprire la strada verso una “unificazione pacifica”. Secondo le intenzioni del ministro, al centro della prima fase dei nuovi colloqui dovrebbe esserci la situazione delle delle famiglie separate durante la guerra di Corea più di sessant’anni fa. Per ora Pyongyang non ha risposto alla nuova apertura di Seoul, ma numerosi analisti sostengono che le difficoltà della Russia, alleata del Nord e fornitrice di energia, insieme alla progressiva erosione delle capacità del regime retto da Kim Jong-un di mantenere isolato il paese, potrebbero portare nel 2015 ad importanti novità. Gli ultimi colloqui tra i due paesi sono avvenuti lo scorso febbraio, mentre quelli previsti per ottobre erano stati annullati con una decisione unilaterale della Corea del Nord, che ha accusato Seoul di non fare abbastanza per fermare la propaganda degli attivisti contrari al regime nordcoreano.
05 – Attesa per la sentenza della corte di Cassazione egiziana sui tre giornalisti di Al Jazeera in carcere da un anno.
Al Jazeera, emittente di proprietà del governo del Qatar, ha sospeso la scorsa settimana il suo canale egiziano, le cui trasmissioni, racconta Bbc, avevano irritato il governo del Cairo, guidato dall’ex militare Abd al-Fattah al-Sisi. Secondo la stessa Al Jazeera, il canale resterà chiuso fino a quando «non avrà ottenuto i permessi necessari in accordo con le autorità egiziane». Intanto, oggi i principali media dell’area ricordano che è trascorso un anno da quando tre giornalisti di Al Jazeera sono stati incarcerati in Egitto, accusati di aver diffuso informazioni false e di aver supportato i Fratelli musulmani, organizzazione che è stata resa illegale nel dicembre del 2013, portando di fatto alla dissoluzione del partito Libertà e Giustizia che rappresentava la piattaforma politica del movimento. Gli egiziani Mohamed Baher e Mohamed Fahmy, insieme al corrispondente australiano Peter Greste erano stati condannati a pene comprese tra i 7 e i 10 anni di carcere, ma ora si attende l’udienza di giovedì 1 gennaio, quando la corte di cassazione egiziana potrà decidere se rigettare l’intero caso, e quindi liberare i tre giornalisti, mantenere la sentenza attuale oppure chiedere un nuovo processo.