Salviamo la Goccia verde a Milano
15 dicembre 2014
Il lavoro del comitato cittadino La Goccia, esempio di democrazia dal basso
Il piccolo comitato La Goccia si batte da due anni a Milano nel quartiere Bovisa per il recupero del verde di una grande zona abbandonata. Arrivata a vivere in Bovisa da poco, mi sono lasciata coinvolgere nella lotta per la Goccia verde. Da credente l’ho sentito da subito come un impegno a favore della sostenibilità, all’interno della lotta per la salvaguardia del creato.
La Goccia è un territorio grande quasi quanto il parco Sempione e ricco di più di 2000 alberi censiti dalla Forestale. Si chiama così per la sua forma sulla mappa, circondata dal tracciato ferroviario delle “Nord”. Sono visibili anche da lontano gli scheletri dei suoi gasometri, perché fino al 1994, per quasi un secolo, è stata la sede dell’industria del gas, che forniva illuminazione e riscaldamento alla città. Ora è dismessa, con i suoi edifici di archeologia industriale, ed è una zona inquinata. È su questo argomento che si basa la contrapposizione tra il Comitato e le istituzioni proprietarie, il Comune, il Politecnico, l’A2A (l'azienda elettrica).
Noi del Comitato vogliamo che la Goccia possa rimanere verde così come è ora, con i suoi platani, frassini, pioppi neri e tigli, con le piante di iperico, bagolaro, paulonia, con la fauna che vi ha trovato riparo. I nostri esperti, interpretando i dati faticosamente ottenuti, si sono convinti che la situazione della Goccia sia simile a quella di altre grandi aree ex industriali d’Europa riconvertite in grandi parchi, “polmoni” urbani.
Guidati da professionisti, capaci di continue opere di traduzione e decifrazione dei linguaggi specialistici, ci siamo messi a studiare i difficili argomenti scientifici, le leggi, e la sfibrante burocrazia. È così che riusciamo con riunioni e assemblee a informare i cittadini, che senza di noi sarebbero totalmente all’oscuro dell’esistenza della Goccia (recintata e chiusa, e per ora irraggiungibile) e del suo futuro.
Istituzioni e amministrazione vorrebbero che lasciassimo gestire tutto a loro senza «disturbare». Solo da poco hanno organizzato un workshop per raccogliere i pareri dei bovisani, dando contemporaneamente il via al permesso di sbancare il primo lotto. Il Comitato è riuscito a raccogliere centinaia di euro per fare ricorso al Tar contro la modalità delle analisi del terreno e la bonifica distruttiva, che, con lo sbancamento radicale, porterebbe alla sparizione del patrimonio arboreo e aprirebbe la strada alla cementificazione. Noi proponiamo esperienze di bonifica “dolce”, con piante e microrganismi, più lunghe ma poco costose rispetto a quelle attuate con la movimentazione dei terreni, e rispettose dell’esistente. Il Comitato ha anche raccolto in un mese e mezzo 1500 firme per includere la Goccia tra “i luoghi del cuore” del Fondo italiano per l’ambiente (Fai).
Con questi presupposti è eccessivo immaginare che il governo del Comune dialoghi e collabori con noi, nella difesa di un bene così prezioso? Non sono forse il confronto leale, l’ascolto, l’informazione, il coinvolgimento, le priorità di una democrazia partecipata? Una democrazia del genere, con l’aiuto dei cittadini, dal basso, è indispensabile per vigilare sui grandi affari che attirano sempre più spesso appetiti illegali. Nel nostro piccolo il Comitato sta investendo tutta l’intelligenza e la passione possibili. E chissà forse, goccia dopo goccia…