Sotto lo sguardo di Dio
04 dicembre 2014
Un giorno una parola – commento a Ruth 2, 4
Boaz giunse da Betlemme, e disse ai mietitori: «Il Signore sia con voi!». E quelli gli risposero: «Il Signore ti benedica!».
(Ruth 2, 4)
La pace sia con te. Gli amici ti salutano. Saluta gli amici a uno a uno.
(III Giovanni 15)
Forse non è che una formula di saluto come accade ancora oggi di sentire in Sicilia: s’abbenedica. In alcune chiese cristiane è diventata una formula liturgica, un responsorio tra il prete e l’assemblea dei fedeli. Nel nostro testo il padrone del campo e i lavoratori con il loro reciproco saluto, mettono il loro rapporto sotto il comune riferimento al Signore. Boaz, mescolando il Signore alla faticosa attività di mietitura dei lavoratori, i lavoratori, offrendo al padrone la benedizione del Signore, si incontrano non nella impresa comune della mietitura che renderà ad entrambi se entrambi lavoreranno bene. L’evocazione del Signore colloca tutti sotto il Signore. La giornata dei lavoratori del campo di Boaz, il viaggio di ispezione del padrone, le diverse mansioni e preoccupazioni sono poste dal reciproco saluto, tutte sotto lo sguardo del Signore. Non è un Dio con me e contro di te, non stai semplicemente facendo il tuo dovere o curando i tuoi interessi, ma stai sotto lo sguardo di Dio. Il reciproco saluto benedicente crea una comunità tra persone apparentemente e umanamente molto diverse. Il punto di contatto è il comune riferimento a Dio come Signore di tutti. Non è un caso che in molti testi del Nuovo Testamento abbondano i saluti nel nome del Signore e le benedizioni. Persone molto distanti conosciute o sconosciute si riconoscono come fratelli e sorelle, associati ad una comune impresa umana sotto lo sguardo di Dio. L’evocazione del Signore provoca il riconoscimento della fratellanza, della comunione che solo Dio crea contro le nostre divisioni. Ti riconosco fratello e sorella, a tal punto che ho per te una parola benedicente, non giudicante.