Ricerca e consulta tutti gli articoli fino a luglio 2023

Questo archivio raccoglie articoli storici del nostro sito, conservando una preziosa testimonianza delle notizie e degli eventi passati.
Come utilizzare il modulo di ricerca
Il nostro modulo di ricerca è uno strumento potente che ti permette di esplorare l'archivio in modo facile e intuitivo. Puoi cercare gli articoli utilizzando diversi criteri:
  • Inserisci parole chiave o frasi specifiche per trovare articoli che trattano gli argomenti di tuo interesse.
  • Se stai cercando articoli scritti da un autore specifico, puoi inserire il suo nome per visualizzare tutte le sue pubblicazioni presenti nell'archivio.

La gioia di aver ritrovato ciò che era perduto

Un giorno una parola – Commento a Luca 15, 7

Beato l’uomo a cui il Signore non imputa l’iniquità e nel cui spirito non c’è inganno.
(Salmo 32, 2)

Gesù disse: “Vi dico che così ci sarà più gioia in cielo per un solo peccatore che si ravvede, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di ravvedimento”.
(Luca 15, 7)

Così termina la prima delle tre parabole che Gesù racconta su ciò che era perduto ed è stato ritrovato: la pecora, la moneta, il figlio. È una risposta alle critiche scandalizzate dei suoi detrattori, che lo accusano di fare comunella con persone non degne, i “peccatori” cioè coloro che la gente per bene giudica “perduta”.

Matteo accenna a questo racconto nel suo Vangelo (cap.18) ambientandolo nella chiesa e trasformandolo in una esortazione a non trascurare le persone più deboli, quelle che tendono a smarrire il cammino, che pretendono troppo dalle loro forze o si sentono emarginate, ed anche i bambini, la cui fragilità va difesa, vengono esplicitamente nominati.

In Luca il senso è assai più ampio: Dio non vuole che nessuno si perda e, dopo aver contato - come ogni pastore coscienzioso - le pecore al momento del rientro nell’ovile, preferisce addirittura abbandonare all’aperto quelle che sono rimaste nel gregge per andare in ricerca della smarrita. Il Padre, sembra dire Gesù, mi ha insegnato a comportarmi così.

E la contentezza del ritrovamento di ciò che era perduto è la conclusione dei tre racconti. Una gioia intessuta di tenerezza, sottolineata dal gesto del pastore che si pone la pecora affaticata sulle spalle, immagine tante volte ripresa nella iconografia antica. Una allegrezza incontenibile che ha bisogno di espandersi, di coinvolgere parenti, vicini di casa, amici.

Una gioia contagiosa si estende al “cielo”. Il tempo al futuro di questa conclusione ci parla di un Dio felice, insieme con i suoi angeli, nel momento in cui potrà accogliere accanto ai molti “giusti”, i “peccatori” perdonati, gli sbandati raccolti per i sentieri della campagna e dietro le siepi, i perduti ritrovati arrancanti sulla via che porta alla casa del Padre.

Ancora una volta la grazia di Dio sconvolge i nostri schemi, capovolge i nostri valori, scompiglia le nostre sicurezze.