Vivere sotto la luce della giustizia
29 ottobre 2014
Un giorno una parola – Commento a Salmo 11, 1
Io confido nel Signore. Voi, come potete dire all’anima mia: «Fuggi al tuo monte come un uccello?».
(Salmo 11, 1)
Non abbandonate la vostra franchezza che ha una grande ricompensa!
(Ebrei 10, 35)
Questo Salmo nasconde un enigma, la poesia spesso camuffa la realtà attraverso metafore e immagini. Risolviamo l’enigma: il salmista è andato al Tempio che è territorio di asilo per “affidarsi alla protezione del Signore”. I sacerdoti gli dicono invece di fuggire (nwd) verso i monti come “un uccello senza nido”, perché si vivono tempi tumultuosi in cui regna l’ingiustizia e il diritto d’asilo non poteva ormai essere garantito nemmeno nel luogo più sacro di Israele. Adesso siamo in grado di affrontare il testo poetico con qualche garanzia di avvicinamento. Proprio per il tumulto del tempo l’innocente, il giusto che scrive queste parole, si “affida” soltanto a Dio come giudice tra lui e i perversi che lo inseguono per distruggerlo ingiustamente. Questo Salmo afferma il primato della giustizia e del diritto di cui Dio è garante. Di fronte alla resa di quelli che consigliano la fuga, il salmista si rifugia in quella che in quel tempo è la sede della giustizia: il Tempio stesso di Dio; perché abbandonare, fuggire dal diritto, dalla giustizia ci lascerebbe senza “casa”, profughi per sempre. Il poeta prende una decisione rischiosa: poiché Dio è giusto e ama la giustizia (vs. 7), i giusti vedranno “il suo volto”, anche se momentaneamente sconfitti, alla fine il diritto prevarrà sull’ingiustizia. La fuga significherebbe andare verso le tenebre, circondarsi di oscurità, lasciare lo spazio della terra al male; rimanere nella casa di Dio significa invece vivere sotto la luce, per questo ha deciso “basta con le ombre”, anche se occorrerà pagare un prezzo definitivo. Contro il consiglio dei sacerdoti il salmista ha deciso di vivere sotto la luce del diritto e della giustizia.