Il nodo da sciogliere dei trasporti europei
23 ottobre 2014
I costi dell'alta velocità restano un problema anche per la Francia e l'Europa.
Oggi la Corte dei Conti francese presenterà il proprio rapporto sulle reti ad alta velocità in Francia, esaminando l'opportunità economica e sociale degli investimenti pubblici in corso. Tra questi anche la linea ad alta velocità Torino-Lione. Nonostante il primo ministro Valls abbia detto che l’opera resta «un faro» nei trasporti europei, cominciano a crescere dei dubbi sul fatto che lo Stato possa continuare sostenere il deficit di 44 miliardi di euro delle Lignes à Grande Vitesse. Nel frattempo, il Commissario Europeo ai Trasporti Michael Cramer, ha sostenuto che non sia verosimile che l’Unione Europea sia in grado di coprire il 40% del costo totale del progetto Torino Lione, come sperato dai governi di Italia e Francia, considerando che vi sono altre linee prioritarie per l’Europa.
In Italia oggi si parla delle questione in riferimento agli atti vandalici nei bagni del tribunale di Torino attribuiti al Movimento No Tav. Ieri è stata diffusa invece la notizia che il Tribunale Permanente dei Popoli (un tribunale d'opinione internazionale senza legittimità giuridica, istituzionale o mandato internazionale, che esamina e fornisce opinioni indipendenti su violazioni dei diritti umani e dei diritti dei popoli), ha riconosciuto un ricorso presentato dal Contro Osservatorio Val di Susa che segnalava come fossero stati violati dei diritti fondamentali dei singoli abitanti e della comunità valsusina durante i lavori per il Tav.
Abbiamo commentato questa e le altre notizie con il magistrato Livio Pepino, presidente del Contro Osservatorio.
Come commenta queste notizie?
«Queste notizie sono la dimostrazione che la vicenda del Tav è ancora aperta. Esiste un progetto, esistono delle opere preparatorie, come il tunnel geognostico per approfondire la fattibilità del progetto. I dubbi francesi, i dati che dovranno essere forniti dalla Corte dei conti, le prese di posizioni di Cramer ci ricordano che è una questione aperta, al di là delle indicazioni interessate che invece ci dicono che ormai è chiusa e definita. Il mio secondo commento riguarda il blitz nei bagni del tribunale: una sciocchezza, ma che è indicativa di come l’informazione spesso metta in rilievo soltanto questi aspetti. Invece di parlare dei dati, dell’utilità effettiva dell’opera, dei costi, dei rischi per la salute, delle rinunce che comporta, dimostra come ci sia una coda di paglia verso i problemi reali e un’incapacità ad affrontare la realtà, oltre che la volontà di delegittimare il movimento No Tav. A fronte di un opera i cui costi preventivati sono di 25 miliardi di euro, sarebbe auspicabile che se ne discutesse. Per esempio se i costi reali sono proporzionati all’utilità dell’opera: su gran parte dei quotidiani non trovo nulla. È una volontà di dare per deciso il fatto e di parlare d’altro. La partita mediatica non dovrebbe giocarsi sugli effetti speciali dei media, ma sui dati reali.»
Dopo le ultime elezioni la politica si era dimostrata più attenta alle vicende della Val Susa.
«La situazione politica si è sbloccata rispetto alla scorsa legislatura. Oggi, sia sul piano nazionale che su quello locale sembra aumentata la possibilità di riaprire il discorso. Evidentemente se questa riapertura ci sarà, sarà collegata a tanti fattori diversi: ad esempio a come si vorrà affrontare complessivamente la crisi economica che impone di rivedere la spesa, ma anche dell’utilità dell’opera in una situazione globale modificata. L’opera in Val Susa è uno dei molti tratti interessati nei trasporti europei, come ha detto il Commissario Europeo Cramer, e dovrà essere verificata nelle sue effettive utilità comparate. Le direttrici dei trasporti europei che resistono sotto il profilo complessivo in questo periodo di crisi sono quelle Nord-Sud: le merci continuano a viaggiare su questa direttrice. Quelle invece che vanno da Ovest a Est sono in forte calo, per motivazioni socioeconomiche svariate. Mettendo insieme i due elementi, la crisi strutturale e l’andamento dei trasporti, una politica lungimirante dovrebbe prenderne atto. La politica non è questione di chi vince o chi perde, di ma fare gli interessi della collettività.»
Oggi la Corte dei conti francese si esprimerà sui costi del trasporto in Francia, e la Torino Lione è compresa. Il primo ministro Valls ha già detto che l’opera è fondamentale.
«Il Tav Torino Lione è rappresentativo di una politica che oggi non funziona più: l’alta velocità a tutti i costi a scapito della velocità di tutti i giorni. La discrasia che vediamo in Francia come altrove è tra i problemi reali e le dichiarazioni politiche. In Italia i nostri trasporti su rotaia funzionano su tratte significative, Torino-Roma, Roma-Milano, ma a scapito dei viaggi quotidiani dei pendolari, che sono stati finanziati solo per il 5 %. Assistiamo a ricadute negative sulla collettività per qualche fiore all’occhiello, e quindi una non funzionalità del sistema, oltre che a disavanzi economici.»
Il Tribunale Permanente dei Popoli ha accettato il vostro ricorso, che significa?
«Il Tpp non ha di carattere giudiziario, ma è un grande organo di informazione e di intervento nel dibattito pubblico complessivo per dare un giudizio autorevole, come nei casi in cui contestò le decisioni delle potenze occidentali in epoca post-coloniale: oggi assistiamo agli effetti di avere diviso una parte del mondo con delle semplici righe sulle carte geografiche senza tener conto delle popolazioni. Ovvio che la Val Susa non è nulla a confronto, ma l’importante è evidenziare che la logica è sempre la stessa. Su un pezzo di carta tracciamo una linea ferroviaria, senza tener conto che questa ricade sulla vita quotidiana di decine di migliaia di persone e sul futuro dei loro figli: scavare una montagna di 50 Km in cui c’è dell’uranio, dell’amianto è certamente un problema. Vogliamo coinvolgere le popolazioni locali per informarle o no? Si dirà che è stato fatto, con l’Osservatorio, con l’accordo di Pracatinat, ma io ho fatto per 41 anni il magistrato, e non ho mai visto un accordo firmato da una parte sola.»
In Val Susa è possibile immaginare un modo diverso della situazione con il coinvolgimento della popolazione?
«Metto tutte le alternative sul tappeto: se fosse stata coinvolta la popolazione, questa avrebbe potuto dare delle indicazioni, magari utili all’opera; sarebbe andata in modo diverso, indubbiamente più democratico.»