Le sfide del pluralismo religioso
08 ottobre 2014
L’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha posto particolare attenzione al rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo. Tra questi il diritto alla libertà religiosa come base per un confronto sincero e una prospettiva di pace tra le confessioni religiose
Domani, 9 ottobre, la comunità di base di San Paolo in via Ostiense a Roma ospiterà un incontro dal titolo «Le sfide del pluralismo religioso»: parteciperanno Carlo Molari, teologo e autore del libro La teologia del pluralismo religioso, e Silvia Rapisarda, pastora battista alla chiesa di Garbatella di Roma. Partendo da questo abbiamo chiesto ad Elena Ribet, direttora di Cipax, Centro Interconfessionale per la Pace di Roma, quali sono le sfide del dialogo tra religioni.
«Guardando alla nostra esperienza posso certamente confermare che non è poi così impossibile incontrare altre religioni e culture e impostare un confronto serio e reciproco. Certo, è necessaria una forte volontà di base. La parola dialogo andrebbe in realtà superata, ritengo si debba andare oltre e parlare di scambio e d’incontro, sacrificando un po’ di superficialità e velocità per investire nella conoscenza più approfondita. Un incontro richiede sempre del tempo e della curiosità reciproca, ma questo tempo spesso non lo abbiamo o non lo vogliamo investire seriamente. In alcuni paesi del mondo, quelli dove ci sono i conflitti più crudi, l’incontro avviene solo sul piano del conflitto a discapito della conoscenza. Le associazioni possono fare molto sia a livello di divulgazione che di pressione per la garanzia dei diritti umani, ma possono anche essere un esempio concreto di pluralismo religioso. Cipax, ad esempio, ha un direttore protestante, un presidente musulmano e un vicepresidente cattolico». Ma come sono legati diritti fondamentali e l’incontro fra le religioni? Secondo Ribet è necessario partire da un concetto: «Il pluralismo religioso non può prescindere da un pluralismo culturale e la libertà di religione non può essere disgiunta dalla reciprocità e dalla responsabilità. Quindi a parte le implicazioni economiche e politiche che vediamo nei conflitti attuali, c’è la questione dei diritti umani, che devono essere assunti come universali. È un concetto fondamentale, che sfida la pretesa che i diritti possano essere limitati dalle concezioni e tradizioni delle varie culture del mondo. In Italia, come esempio, si può citare il problema della laicità dello Stato, in cui le minoranze faticano a veder garantiti i diritti fondamentali, come quello della libertà religiosa».