Il contributo della teologia ad una visione solidale del mondo
03 ottobre 2014
L'intreccio fra teologia ed economia in un convegno internazionale che si terrà a Torino il 6 e 7 ottobre. Tra gli organizzatori il Centro evangelico “Arturo Pascal”
«Economia e teologia, per una visione economica solidale» è il tema del convegno internazionale organizzato lunedì 6 e martedì 7 ottobre a Torino dagli enti torinesi Centro Teologico, Centro Evangelico di Cultura “Arturo Pascal” e Centro Studi Filosofico-religiosi “Luigi Pareyson” con il contributo dell’otto per mille della Chiesa valdese. L’obiettivo è analizzare in modo critico le alternative dell’economia mondiale e ragionare sul rapporto tra economia e teologia oggi. L’incontro sarà nel salone della Casa Valdese di Torino, corso Vittorio Emanuele II 23. Luca Savarino, del direttivo del Centro Pareyson, ci illustra quali nessi ci possono essere tra Teologia ed Economia.
«Questo convegno si inserisce nella programmazione del Centro evangelico di cultura Pascal di Torino, che da una decina d’anni cerca di indagare nelle relazioni tra la teologia e le varie discipline del sapere umano, come la laicità, la biologia, le neuroscienze, la fisica. In questi convegni cerchiamo di capire qual è il contributo che una disciplina come la teologia, che in Italia ricordiamo non fa parte delle discipline accademiche tradizionali, può dare ad altre discipline autonome. Nel convegno di quest’anno cercheremo di stabilire se la teologia può dare degli accorgimenti alla direzione che la regolazione economica del mondo sta intraprendendo, soprattutto vista la crisi finanziaria mondiale di cui tutti stiamo vivendo le conseguenze. In questi ultimi anni ci si è spesso chiesti se e che tipo di regolazione la politica e l’etica dovrebbero dare all’economia, se le decisioni economiche debbano avere o meno una regolazione di questo tipo. Certo è che la teologia deve dare risposte argomentate, che presuppongano una praticabilità dei modelli proposti, perché se si limitasse ad indicare una direzione di senso senza entrare nel merito di ciò che è e di ciò che può fare l’economia, sarebbe un discorso inutilmente astratto».
Sia nel campo della teologia che in quello dell’economia un ruolo fondamentale hanno le scelte che facciamo quotidianamente, di cui assumiamo anche i rischi, per noi e per l'ambiente. In campo economico queste conseguenze possono essere più pericolose per la società?
«Dal punto di vista etico e teologico le scelte che facciamo per noi stessi hanno sempre una ricaduta sul prossimo. La rete cristiana presuppone una responsabilità nei confronti di noi stessi, di Dio ma anche del prossimo. Le domande da porsi sono: chi ha il compito di regolare che cosa e a che livello? Come possiamo, noi cittadini, contribuire ad un’economia più equa e solidale? Quali sono i luoghi dove si prendono le decisioni e quali sono i modelli a cui è possibile riferirsi? Quali sono i luoghi deputati alla regolazione dell’economia oggi? Che posizioni hanno preso le chiese in questi anni».
Come avete organizzato i lavori dei due giorni di convegno?
«Entrambe le giornate sono suddivise in due sessioni, mattutina e pomeridiana. Lunedì affronteremo il modello neoliberista, quello che si è impostato in questi anni, e si farà un’analisi delle politiche, in particolare quelle europee, che possono contribuire a gestire il fenomeno economico in questo periodo di profonda crisi. Nella seconda giornata ci dedicheremo di più al problema teologico-ecclesiale: parleremo della Teologia della Liberazione e dell’attualità di questo tipo di pensiero. La Teologia della Liberazione, infatti, ha intrecciato fortemente analisi economica e riflessione teologica, soprattutto in America Latina e Africa. Ci chiederemo se questo modello abbia ancora un senso oggi e quali ne siano gli eredi. Infine analizzeremo le prese di posizione delle chiese, come abbiamo reagito di fronte al modello economico neoliberista e quali pronunciamenti e documenti abbiano prodotto in questi anni».