Il cuore ingannevole
30 settembre 2014
Un giorno una parola - Commento a Geremia 17, 9-10
Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno; chi potrà conoscerlo? «Io, il Signore, che investigo il cuore, che metto alla prova le reni, per retribuire ciascuno secondo le sue vie»
(Geremia 17, 9-10)
Poiché se il nostro cuore ci condanna, Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa
(I Giovanni 3, 20)
«Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa»: il cuore o il cervello? Comunque si tratta della sede dell’Io. Per gli antichi il cuore era la sede dei sentimenti; in fondo lo è anche per noi, pur sapendo che il cuore è solo la pompa del sangue e che la sede conoscitiva e decisionale è il cervello. Dire di qualcuno che è «una persona cerebrale» non è un complimento, perché sarebbe definirlo freddo e insensibile; invece diciamo «una persona cordiale» per chi è gentile e allegro, capace di stabilire buoni rapporti umani.
«Conosci te stesso» era la scritta sul frontone del tempio di Apollo a Delfi. Questo ordine è stato molto utilizzato dalla filosofia greca e poi latina. Era un’esortazione all’umiltà: riconosci che sei limitato, mortale, non divino. Più tardi si parlerà di conoscenza di sé, come di ricerca dell’anima – scintilla del divino. Le filosofie orientali avranno molto da insegnare sulla introspezione e la presa di coscienza del Sé.
Nella Bibbia non si nutre alcuna fiducia nell’utilità di questa introspezione; l’uomo non è capace di conoscere se stesso; è Dio che conosce l’uomo! Il Salmo139 è un inno alla conoscenza che Dio ha di noi e una richiesta a Dio di esaminare, «conoscere il cuore» per indirizzarlo (“guidami per la via eterna”).
Perché non riusciamo a conoscerci? Perché ci sfugge quello che dovrebbe essere il centro della nostra esistenza? Perché siamo “ingannevoli”? Perché non siamo fedeli nelle relazioni con gli altri? Forse perché siamo in continua mutazione e non possiamo fermarci. Abbiamo un gran bisogno di autostima e illudiamo noi stessi. L’egocentrismo, consapevole o meno, è il nostro peccato di fondo che la Parola di Dio ci insegna a riconoscere e a combattere: «Ama il Signore Dio tuo… e il tuo prossimo come te stesso». Ci sono tutti e tre i riferimenti fondamentali: Dio, il prossimo, me stessa. Ma in questo ordine che non può essere stravolto.
Infine, quando riconosco il mio peccato, cioè di aver messo al primo posto me stessa, allora il mio cuore mi condanna. Di nuovo torna alla ribalta “il cuore”. Questa volta non superbo, ma ugualmente ingannevole, perché ci condanna senza appello, ma Dio è più grande del nostro cuore!