Superare la crisi di fiducia
08 settembre 2014
Un giorno una parola – Commento a Salmo 84, 12
O Signore delle schiere angeliche, beato l’uomo che confida in te!
(Salmo 84, 12)
Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: chi crede in me ha vita eterna»
(Giovanni 6, 47)
Tra tutte le crisi personali o collettive la crisi di fiducia è indubbiamente la peggiore. È la mancanza di fiducia che fa crollare relazioni d’amore e di amicizia, che fa tremare borse e governi. Nel mio ministero di pastore mi capita di incontrare ogni tanto una persona che ha perso fiducia in Dio. In questo caso la parola fiducia non è un semplice sinonimo del termine fede. Non si tratta di perdere la profonda convinzione dell’esistenza di Dio; il vero problema è che Egli viene percepito come quasi avversario, come qualcuno di cui prendere distanze.
L’intero Salmo 84 afferma invece che la vicinanza al Signore è il bene supremo. Nel sottofondo di questa grandiosa esortazione risuona tuttavia l’eco di una lontana crisi di fiducia: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato” (Salmo 22, 1). Il Salmista proclama la fedeltà e la bontà di Dio non in modo teorico. La sua è un’esortazione di chi ha superato una profonda crisi di fiducia. Si può vedere in questa impostazione poetica sia una persona singola sia l’intero popolo d’Israele.
Per superare un crisi di fiducia tra due persone ci vuole di solito tanta fatica e tanti gesti tangibili in grado di rinsaldare una relazione danneggiata. Il paradosso della fede intesa come relazione sta invece nella ricostruzione della relazione danneggiata che non richiede alcuna collaborazione dell’essere umano. Dio stesso viene incontro alla nostra crisi di fiducia. Non per darci semplicemente prove tangibili della sua esistenza e della sua benevolenza verso di noi. Sarebbe ancora poco… Egli viene per donarci gratuitamente ciò che umanamente sembra irraggiungibile: la felicità piena e la vita eterna.