Diaconia valdese: le nuove sfide dell'assistenza
08 settembre 2014
Comba: “Continuità e cambiamento dovranno essere le parole chiave dei prossimi anni per la nostra squadra”
“Non siamo un’azienda, non è il profitto il nostro obiettivo primario. La nostra attenzione va rivolta in primis alle persone, con uno spirito di servizio che non perda mai di vista questo focus”.
Così Giovanni Pietro Comba, 68 anni, vuole esordire nel commentare la fresca investitura a neo presidente della Csd (Commissione sinodale per la diaconia) della Chiesa valdese. “Ecco perché riteniamo così importanti i collegamenti delle opere con le nostre chiese e le nostre comunità; perché le nostre non sono semplici strutture sanitarie o ricettive, sono di più. Sono il tentativo di portare la diaconia a svolgere al meglio la propria opera di evangelizzazione, calandosi nel mondo e cercando di rispondere ad ogni necessità”. Dall’assistenza agli anziani a quella ai minori, dai servizi per i disabili o a quello per detenuti in regime alternativo alle carceri. Fino alle novità degli ultimi anni: i servizi per i giovani, fra i quali il volontariato europeo e l’accoglienza dei migranti, vera emergenza dell’ultimo periodo. Si tratta di opere importanti, ben radicate nei territori di competenza, apprezzati e conosciuti da un vasto pubblico interconfessionale.
“Continuità e cambiamento dovranno essere le parole chiave dei prossimi anni per la nostra squadra”, prosegue Comba. Continuità perché si dovranno gestire al meglio le opere che esistono da tempo e che sono ormai consolidate. Cambiamento perché dovremo essere attenti a cogliere le necessità che i vari territori manifesteranno, come è successo con i servizi rivolti ai migranti, in Piemonte e in Sicilia. In particolare a Vittoria è stata riconvertita parte della struttura per anziani a centro di accoglienza per migranti, con un processo ancora in corso di riqualificazione professionale dei nostri dipendenti e collaboratori”. Ma non sono tutte rose e fiori: “No certo. Uno dei problemi maggiori, soprattutto in prospettiva, è il progressivo e costante ritirarsi dello Stato dal settore sanitario. Il welfare che conoscevamo non esiste più, ed aumentano di conseguenza le difficoltà per le famiglie a coprire tutte le necessità in ambito medico-sanitario. Ecco perché la Csd grazie ai proventi dell’8 per mille eroga delle borse per anziani, in particolare per coprire i costi delle rette delle opere. Dovesse continuare questo trend, potremmo trovarci in difficoltà nei prossimi anni”.
Nel corso del Sinodo appena terminato diversi membri di chiesa hanno voluto porre l’accento sulla necessità di formare chi si trovi a lavorare o prestare volontariato nelle strutture della Diaconia perché sia consapevole del luogo in cui sta operando. Si è in particolare fatto riferimento ai ruoli direttivi, che si vorrebbero occupati da membri delle nostre comunità. Cosa ne pensa? “Le nostre sono strutture altamente professionali per cui con criteri professionali ci rivolgiamo all’esterno, anche nella selezione del personale, e c’è ovviamente chi non è evangelico. Ma proprio perché le nostre non sono semplici strutture, ma sono di più, ritengo necessario che chi lavora per queste opere sia cosciente della loro storia e sia in grado di rispondere a domande o curiosità della platea di fruitori. Non certo per fare proselitismo, ma per testimoniare l’importanza del legame con le nostre chiese, senza le quali non ci sarebbero neppure le opere”. Giovanni Comba, per molti anni membro della chiesa di Milano di cui è stato presidente del Concistoro negli ultimi 5 anni, subentra a Marco Armand Hugon che ha terminato il proprio settennato da presidente.