“Una chiesa che si confronta è una chiesa viva”, incontro con il vescovo Debernardi
25 agosto 2014
Intervista al vescovo di Pinerolo
A pochi minuti dal culto di apertura del Sinodo incontriamo Piergiorgio Debernardi, vescovo di Pinerolo dal 1998. Membro della Commissione per l'ecumenismo e il dialogo della Conferenza episcopale italiana, monsignor De Bernardi porta il saluto della sua diocesi: “Vengo sempre con molta gioia al Sinodo valdese e metodista; non soltanto per avere il piacere di salutare tanti amici, compagni di strada in questi anni. Vengo volentieri soprattutto perché ho sempre molto da imparare. Lo ripeto sempre ai miei fedeli: la sinodalità è uno degli aspetti più belli dell'essere chiesa. Una comunità che si raduna, pensa, decide, fa i conti con se stessa e con il mondo è una comunità viva, forte. Ecco il senso della mia presenza ai lavori di questi giorni”.
Il 2014 è anche il trentennale delle Intese fra Stato italiano e Chiesa valdese. Che significato ha per il mondo cattolico?
“All'epoca grande parte del mondo cattolico aveva auspicato questo passaggio. Non tutti: parti marginali, con una vista molto corta e incapaci di avere una visione di insieme, non erano del nostro stesso avviso. Ma è una storia che si ripete: anche oggi da una parte o dall'altra c'è chi si sofferma sulle virgole per non sottolineare, ad esempio, l'importanza del gesto della visita di papa Francesco alla chiesa pentecostale della Riconciliazione lo scorso luglio. Le Intese fra Stato e Chiesa valdese hanno quindi aperto una nuova strada, che si è via via arricchita di nuovi viaggiatori. Ed è giusto che sia così: lo Stato ha davanti a sé il variegato mondo religioso, ed è naturale che le confessioni che riconoscono le sue leggi possano avere la dignità di relazionarsi al meglio con esso. E' oggi il caso della Chiesa ortodossa romena, che sta compiendo questo percorso”.
Ha citato la visita di papa Francesco a Caserta. Un suo commento a riguardo?
“La visita di Francesco alla chiesa pentecostale va proprio nella direzione di quell'ecumenismo di cui parlavo all'inizio. La voglia di confrontarsi e abbracciare quelli che, non a caso, ha chiamato fratelli è il segno della volontà forte di dialogo e di incontro. Il papa dimostra con i fatti la voglia di compiere percorsi comuni. D'altro canto noi tutti ci riconosciamo nel battesimo, e il battesimo è la porta per entrare nella Chiesa. Abbiamo differenze, discutiamo, litighiamo e ci abbracciamo, ma la Chiesa è una. Ho avuto la fortuna di incontrare papa Francesco all'inizio del suo pontificato, e quando gli ho raccontato di essere vescovo di Pinerolo, spiegandogli che parlavo della terra che ospita anche la più grande comunità valdese, si è molto rallegrato e mi ha raccontato di conoscere bene i valdesi e di avere ospitato un anziano pastore alla casa del clero, ai tempi in cui era arcivescovo di Buenos Aires”.
Photo credits: Paolo Ciaberta –