La corte d'appello inglese blocca le deportazioni di persone migranti verso il Ruanda
30 giugno 2023
Bocciatura per la norma voluta dal premier Johnson e confermata dall'attuale primo ministro Sunak
Il Ruanda non è un Paese terzo sicuro e procedere con i trasferimenti forzati sarebbe una violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che proibisce il trattamento disumano e la tortura.
È netto il verdetto della Corte di Appello inglese che ieri 29 giugno ha bocciato la controversa norma, voluta già dal premier Boris Johnson e poi proseguita dall'attuale inquilino di Downing Street Rishi Sunak, che prevede la deportazione nello Stato centro-africano delle persone migranti intercettate nel tentativo di entrare illegalmente su suolo britannico.
Il verdetto della Corte d'Appello ha ribaltato la decisione dell'Alta Corte alcuni mesi or sono. La Corte ha dichiarato che «a meno che e fino a quando le carenze nelle procedure di asilo non vengano corrette, il trasferimento dei richiedenti asilo in Ruanda sarà illegale». Rishi Sunak ha dichiarato di essere «fondamentalmente» in disaccordo con la sentenza e che il governo si appellerà alla Corte Suprema.
Ha affermato di essere «fermamente convinto» che il governo ruandese abbia fornito le garanzie necessarie per assicurare che non vi sia «alcun rischio reale» che i richiedenti asilo trasferiti nel Paese dell'Africa orientale vengano erroneamente rimpatriati in Paesi terzi.
I giudici hanno stabilito che la politica del governo di deportare i migranti in Ruanda è illegale, un colpo significativo alla promessa chiave di Sunak di «fermare i barconi».
Il provvedimento arriva pochi giorni dopo che i dati del Ministero dell'Interno hanno mostrato che il governo potrebbe spendere 169.000 sterline per ogni richiedente asilo rimosso con la forza verso un Paese terzo come il Ruanda, una cifra enorme.
Nei mesi scorsi l'arcivescovo di Canterbury Justin Welby ha condannato la proposta di legge del governo britannico che limiterebbe drasticamente la possibilità dei migranti di chiedere asilo nel Regno Unito, definendo la politica «isolazionista, moralmente inaccettabile e politicamente impraticabile».