Il Consiglio nazionale delle Chiese cristiane in Brasile commenta il voto elettorale
08 novembre 2022
«Non dimentichiamo mai ciò che abbiamo vissuto, per non correre il rischio di ricadere nel sentiero dell'odio»
Il Consiglio nazionale delle Chiese cristiane in Brasile (Conic) ha rilasciato un'importante dichiarazione per celebrare l'esito delle elezioni alla carica di presidente della Repubblica. Inoltre, il Consiglio delle Chiese, che riunisce le principali denominazioni cristiane di tutto il Brasile, fa appello al dialogo e all'unità nazionale e chiede saggezza per gli eletti.
Leggi il testo completo:
«Il Consiglio nazionale delle Chiese cristiane del Brasile (Conic) si congratula con il popolo brasiliano che, recandosi alle urne il 30 ottobre 2022, ha espresso la propria volontà sovrana ed eletto i governanti e il presidente del Brasile.
Dal 2016, il Brasile ha vissuto momenti di tensione promossi da azioni e pratiche polarizzanti, culminati nell'impeachment, senza basi legali, di un presidente democraticamente eletto (il riferimento è al voto di sfiducia contro l’allora presidente Dilma Rousseff, ndr.).
Stiamo affrontando la pandemia di Covid-19 con un Paese diviso e con discorsi antiscientifici. Settori delle chiese, che dovrebbero prendersi cura della vita, hanno cercato di impedire la chiusura, il modo più efficace per fermare la diffusione del virus fino a quel momento. L'assenza di strategie coordinate per fornire risorse pubbliche per l'assistenza agli operatori sanitari e ai pazienti colpiti dal virus ha causato la morte di 700.000 persone e reso orfani oltre 113.000 bambini.
Negli ultimi anni abbiamo assistito allo smantellamento dei consigli di partecipazione popolare, allo smantellamento del Funai (responsabile della protezione dei popoli indigeni e delle loro terre indigene, ndr.) e all'interruzione delle politiche pubbliche volte a migliorare la dignità umana. Al loro posto, abbiamo assistito all'attuazione di politiche che hanno trascurato il diritto all'esistenza dei brasiliani, alla precarizzazione del lavoro e all'aumento della violenza, soprattutto contro i neri, gli indigeni, le donne e le persone che vivono per strada.
Abbiamo votato per interrompere questo ciclo che ha portato milioni di persone alla fame, ha aumentato il divario tra i molto ricchi e i molto poveri, ha diffuso l'odio verso i poveri; ha approfondito il razzismo strutturale e religioso, ha visto un’impennata di femminicidi, la crescita della LGBTfobia, la perpetuazione genocidio indigeno, distrutto biodiversità e autorizzato l'uso di centinaia di nuove agrotossine.
Come cristiani, legati al movimento ecumenico e interreligioso, votiamo per l'affermazione della laicità dello Stato, per il ripristino dello Statuto del Disarmo e per politiche pubbliche di rispetto e promozione della diversità religiosa. Crediamo che le religioni nel loro insieme giocheranno un ruolo importante nel rompere l'attuale ciclo di odio.
Diventa fondamentale per il Paese ciò che ci ha insegnato il teologo Hans Kung:
"Non ci sarà pace tra le nazioni senza pace tra le religioni. Non ci sarà pace tra le religioni senza dialogo tra le religioni. Non ci sarà sopravvivenza del nostro pianeta senza un ethos (atteggiamento etico) globale, senza un ethos mondiale".
Riconosciamo ed evidenziamo il ruolo fondamentale del Tribunale Superiore Elettorale (Tse), che non ha risparmiato sforzi per garantire il diritto di voto dei cittadini, ha combattuto le fake news e, soprattutto, ha agito in seguito alle denunce di molestie elettorali, non cedendo alla falsa narrativa dell'inaffidabilità delle urne. Allo stesso modo, la rapidità del Tse nel dichiarare il presidente eletto è stata cruciale, ponendo fine alla narrazione che le elezioni potessero essere state truccate.
Auguriamo ai governanti, ai governati, al presidente eletto e al vicepresidente eletto saggezza, serenità e capacità di dialogo.
Mettiamo la nostra vocazione ecumenica e interreligiosa al servizio di ogni iniziativa volta a disarmare la società, ad affrontare l'intolleranza religiosa e ad attuare politiche pubbliche orientate al dialogo e alla promozione della diversità religiosa.
Vogliamo rivedere il Brasile della religiosità popolare, dei pellegrinaggi e delle devozioni ai santi, degli inni e delle feste evangeliche, delle celebrazioni ebraiche, delle preghiere nelle moschee, dei mantra delle tradizioni orientali, dei colpi di tamburo e delle maracas. Allo stesso modo, ci impegniamo affinché la cultura dell'odio sia affrontata e trasformata dalla cultura della pace e dell'amore.
Non dimentichiamo mai ciò che abbiamo vissuto, per non correre il rischio di ricadere nel sentiero dell'odio.
Dio, padre di Gesù Cristo, presente tra noi attraverso il soffio dello Spirito Santo, nel suo infinito amore, ci abbracci».
Fanno parte del Conic l’Alleanza battista del Brasile, la Chiesa cattolica, la Chiesa anglicana, la Chiesa luterana, la Chiesa presbiteriana unita.